Jolly Roger 8½ / 10 21/02/2012 12:25:18 » Rispondi Molto molto bello! Complimenti ai due attori, una prova straordinaria. Il film scorre senza annoiare e, malgrado la tematica, che è comunque un po' pesantina per essere trattata in un thriller, riesce a mantenere un tono elevato, senza cadere nella facile retorica. Tra l'altro, questo film non è tanto un thriller, piuttosto ha molte più analogie con gli horror del filone torture p., anche se la violenza, in Hard Candy, è sempre e solo psicologica, e forse proprio per questo motivo viene classificato, a mio parere erroneamente, come thriller. Ma ad ogni modo sono solo definizioni.
La scena centrale è angosciante, TERRIBILE (ci siamo capiti!!!!).
Ho letto i commenti precedenti, vedo che ci sono opinioni contrastanti tra chi sostiene
che il protagonista sia effettivamente pedofilo e chi invece sostiene che non lo sia, o che quantomeno lo spettatore alla fine del film non può esserne certo.
E' pur vero che il film gioca moltissimo su questo aspetto, soprattutto nella prima parte del film, proprio con lo scopo di farci immedesimare nella parte dell'uomo. Tuttavia, alla fine, il dubbio secondo me viene definitivamente risolto, senza appello. Infatti (non leggete lo spoiler se non avete visto il film)
per una serie di dettagli, è evidente che il protagonista è un pedofilo:
1) già dall'inizio, quando va a prendere il caffè con la ragazzina, si mette degli occhiali da vista con una montatura molto spessa. Appena arriva a casa, se li toglie. Gli è guarita improvvisamente la vista? Probabilmente, voleva essere meno riconoscibile in un eventuale identikit;
2) non è perfettamente a posto, uno di 35 anni, che si mette a chattare per interi giorni con una ragazzina di 14 conosciuta su internet con lo scopo di volerla incontrare;
3) nel finale, quando la ragazzina lo libera, lui non chiama la polizia: prende un coltello e va a cercare la ragazzina per ucciderla.
4) alla fine, il protagonista sostiene che la ragazzina della foto è stata uccisa dal suo amico, e confessa che lui, invece, ha fatto solo delle foto. A questo punto, la protagonista gli rivela che il suo amico, prima di morire, ha detto la stessa cosa di lui, esattamente a rovescio. Il meccanismo logico, quindi, porta a dedurre che i due amici siano entrambi corresponsabili e colpevoli allo stesso modo.
In ogni caso, ammettendo anche che il fotografo abbia unicamente fatto foto, il solo fatto di sapere chi sia l'assassino della ragazzina e di non averlo confessato alla polizia lo porta ad essere un complice.
non è possibile per una ragazzina organizzare tutto ciò e fare tutto ciò, e non è possibile avere tanto coraggio come lei mostra, ad andare nella tana del lupo. Tutto ciò stride un po' con la verosimiglianza che la storia, in ogni situazione e in ogni secondo, vuole, o addirittura pretende di avere. Tutto ciò è superabile solo considerando che, senza mettere in discussione il fatto che il fotografo è un pedofilo, pure la ragazzina non è tanto a posto col cervello. In effetti, in un paio di occasioni ella accenna ai dottori dai quali è in cura. In quei brevi istanti vengono dettati i postulati sui quali si poggia tutta la storia: la ragazzina è sciroccata.
Il finale è perfetto. Se ci pensate bene, il film non avrebbe potuto mai finire in modo diverso.
Un impatto troppo amaro avrebbe avuto un finale in cui lui avesse ucciso lei, essendo i protagonisti un pedofilo e una ragazzina.
Un po' impossibile un finale dove lei uccideva lui, che sarebbe necessariamente sprofondato nel giustizialismo bieco.
Con il finale "a libera scelta" del protagonista, che "sceglie" se suicidarsi o meno, in realtà è la storia a scegliere di avere l'unico finale possibile: ovvero quello in cui viene data la possibilità, al protagonista, di confessare il proprio crimine e assumersi le proprie responsabilità, anche a costo di perdere tutto, carriera e affetti. E' lui a scegliere di non farlo.
Il messaggio anti pedofilia naturalmente c'è, ma non è urlato a squarciagola, rimane sottinteso, implicito,e soprattutto non è lo scopo principale del film. Il tema costituisce unicamente il motivo di fondo sul quale costruire un thriller avvincente, cosa che è - esso sì - lo scopo principale del film.