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CALVAIRE regia di Fabrice Du Welz

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Looklike     6 / 10  20/08/2012 13:43:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Marc è un artista. A pagamento, sia ben chiaro. Ma è comunque un artista.
Cantante in itinere, lo troviamo a inizio film, deliziare una platea di anziani morenti, con stucchevoli canti sull'amore e sulla gioia di vivere. Sin da subito si respira un atmosfera malinconica e nostalgica. Siamo in periodo natalizio, con le sue squallide decorazioni e i suoi patetici festini. Marc è pagato per movimentare tali festini. Volente o nolente. E non importa se una vecchia ti fa le avanche o una ex pornostar ha un debole per te. L'importante è riscuotere la somma di pagamento dovuta. Essenzialmente consinste in questo il prologo di Calvaire, del quale, francamente non riesco a coglierne l'utilità. Presentare il personaggio forse? Mah, un fine raggiunto piuttosto sommariamente. Certo, scopriamo che si tratta di un cantante, ancora alla ricerca d'un successo palpabile. Scopriamo che è un uomo fascinoso, gentile. E che s'imbarazza se un ottantenne gli fa delle avanche. Scusate se mi ripeto ma tengo a ribadire questa cosa. Dopo la sua esibizione, Marc viene raggiunto in camerino da una delle anziane spettatrici, che, con fare ambiguo, tenta di sedurlo con risultati nulli. Il senso di questa scena? Chi lo sa... Io provo a trovarne l'incastro giusto nel contesto, ma con molta fatica. Come se non bastasse, prima che Marc parta per la sua prossima tappa del tour, quella che sembra essere una badante porge un saluto un po' troppo amorevole nei suoi confronti. Cosa vuole dimostrare il regista? Che forse Marc è un uomo piacente. Sì, ok, ma con questo? Va bè. Questo è il prologo di Clavaire. Cosciente della sua dimensione tragica, non ho potuto fare a meno di sorridere dinanzi a tale ambiguità. Un incognita. Dopo la quale ha inizio il vero film. Un viaggio interrotto, una deviazione. Guasto al furgone, e tac, nella trappola. Espediente banalissimo e molto inflazionato dal genere. È una giornata buia e piovosa, Marc tenta, con scarsi risultati, di far ripartire il suo furgoncino/dimora. Nulla da fare. Guidato da un mentecatto incontrato per caso, Marc si dirige verso un Hotel nelle vicinanze, molto rustico con la totale assenza di clienti. Il propietario Bartèn, si dimostra sin da subito, un personaggio caloroso, buffo e un po' malinconico. Poi, a poco a poco, svela un comportamento sempre più ambiguo, sino al culmine che dà inizio al calvario del povero Marc.
Location a dir poco straordinarie per questo piccolo prodotto belga, presentanto a Cannes e uscito sottovoce nel lontano 2004. È un gelido inverno quello dipinto da Du Welz, col essenziale supporto di una fotografia sublime firmata Benoît Debie (Enter the Void!) nome da tener d'occhio. Tinte freddissime, ambienti aridi e spenti macchiati da qualche chiazza bianca di neve. Regia con diversi spunti interessanti, virtuosismi, come la ripresa dall'alto dello stupro, o la rotazione a 360°, veri affreschi di follia di una mondo distante anni luce dalla civiltà, ornato da una galleria di personaggi grotteschi e ripugnanti, che fanno le cose più assurde ed impensabili. Epilogo insoddisfacente.
DeciSex  23/08/2012 21:33:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Maaaa...li hai mai letti qualcuno questi ?!
xD

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Looklike  24/08/2012 17:14:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Io li ho letti