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THE DEPARTED - IL BENE E IL MALE regia di Martin Scorsese

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eizenstein     5 / 10  16/03/2007 19:50:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi sono approcciato a questo film di Scorsese con entusiasmo, viste le sue precedenti opere, ma non sono stato ripagato del film.
Anche se è dichiarato ("il bene e il male"), il semplicismo con cui vengono caratterizzati i personaggi è inaccettabile: Jack Nickolson è il gangster tipo, Matt Damon è il prototipo del polizziotto corrotto fino al midollo, Di Caprio è il poliziotto perfettamente eroico. Non esistono sfaccettature in ogni persona?
I dialoghi abbondano e i protagonisti sono sempre ripresi di faccia, contro le regole fondamentali del cinema: il contrappunto nell'interlocutore o l'asincronismo con chi parla sono totalmente assenti e non si riesce a seguire sia parole che immagini.
Inoltre le azioni sono a volte poco credibili, soprattutto non capisco (forse questo è un mio limite, se qualcuno me lo spiega...) perchè Di Caprio abbia sfidato Matt Damon sul grattacielo anzichè denunciarlo in modo ordinario.
Infine appena ho visto Vera Formiga e Matt Damon imitare una celebre scena del "Terzo uomo" (soltanto che lì c'erano Alida Valli e Joseph Cotten!) sono rimasto impietrito dalla impudenza di un simile plagio.
Comunque il ritmo non manca, anche se il montaggio in certi frangenti poteva essere migliore, e ciò salva il film da una insufficienza grave: si riesce a vederlo fino in fondo.

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ELY81  30/03/2007 22:39:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' tuo il modo semplicistico di non vedere delle sfaccettature in personaggi che a mio avviso sono ricchi di sfaccettature. Il sottotitolo "il bene e il male" è un limite grave, dal mio punto di vista, se non lo si intende come l'aspetto dualistico e ambiguo facente parte della caratteristica di ciascun personaggio e non semplicemente come due etichette da applicare, una a ciascun protagonista (Billy-bene/Colin-male).Tutti i personaggi a loro modo peccano e sono corrotti, e dal momento che hai visto dei precedenti film di Scorsese ti sfido a trovare un solo personaggio "eroico" tra i suoi film. Non esiste minimamente. Persino Gesù nel film L'utima tentazione è un personaggio antieroico e tremendamente umano. Poi per quale motivo Billy era il poliziotto eroico?Per aver messo incinta la fidanzata del suo rivale!Mah.E poi capisco che questo film non può andarti a genio e non voglio essere invadente in questo, ma il fatto che tu voglia criticarlo dal punto di vista tecnico è proprio eccessivo. Ti consiglio di non giocare a fare il competente quando non lo sei affatto, perchè è un vizio di presunzione imperdonabile, soprattutto con un regista di questo calibro che riesce a confezionare una regia perfetta. Se ti piace fare delle puntualizzazioni sugli aspetti tecnici di un film, studia più di un bel manuale di cinema.Non esiste affatto che i personaggi ripresi di faccia sono contrari alle regole del cinema e non esiste affatto che un regista se prende spunto da un film per ricreare una scena viene accusato di plagio per questo. Scorsese non fa mistero di prendere spunto, in alcune scene, di capolavori del passato. per quanto riguarda la citazione che hai fatto del Terzo uomo, riguardo ad una scena di questo film...beh te ne cito un'altra. Per Taxi driver, nella scena della sparatoria di Travis nella bettola, Scorsese trae spunto da alcune scene del film Duello al sole, con Gregory Peck, che aveva visto da bambino. La scena della ginnastica carceraria di DiCaprio in questo Departed, prende spunto dalla scena di De Niro che si allena in carcere in Cape fear. Come vedi riesce a prendere spunto anche da se stesso, rinnovando sempre il registro stilistico-narrativo.
eizenstein  11/05/2007 16:00:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ely mi fa piacere trovare risposte al mio commento, anche perchè il fatto che non vado su questa rubrica da più di un mese testimonia il fatto che non sono affatto un esperto competente di cinema come te. Riconosco che probabilmente ho espresso le mie regole del cinema come oggettivamente riconosciute, ma resto fermamente convinto che "The Departed" sia del cinema vomitevole. Incentrarsi così tanto su dialoghi ripresi di faccia è una caratteristica che ritengo sia propria del teatro, dove non ci sono le riprese e il montaggio. Tale tecnica comporta una ridondanza in quanto sentiamo le parole e vadiamo le espressioni del protagonista che parla, non come nelle opere di Eisenstein (es. Ivan il terribile che parla con la sua ombra), Welles (molte scene di Citizen Kane), Kurosawa (Vivere) e anche il grandissimo Martin (ti ricordi "are you talking to me?" di De Niro allo specchio di Taxi driver"). Volendo ulteriormente esemplificare, parliamo del "Fronte del Porto": quando Marlon Brando confessa alla ragazza di aver partecipato all'omicidio di suo fratello, non sentiamo il dialogo perchè coperto dal suono della sirena, ma capiamo tutto tramite la dinamica dei protagonisti.
Nei manuali mi ricordo che erano menzionati questi fatti (mi farebbe però piacere essere smentito); Eisenstein nel "Manifesto del cinema sonoro" avvertiva fortemente questo pericolo e Chaplin è stato fortemente criticato in "luci della ribalta" per aver ceduto ai discorsi, salvo poi riscattarsi mirabilmente nella fantasmagorica recitazione (muta!) con Buster Keaton.
Per quanto riguarda le citazioni, concordo con il fatto che non siano a priori inaccettabili (sarebbe irragionevole il contrario) ma qui si parla che la scena madre di tutto il film, nella quale il pubblico si identifica con il rifiuto verso lo spregevole comportamento del protagonista, sia spudoratamente e, a mio parere, malamente copiata. Pazienza un'altra scena, ma non quella decisiva. Vedo in ciò una povertà di contenuti.
Non mi piace neanche l'assoluta mancanza di introspezione psciologica dei protagonisti (Di Caprio e Sheene buonissimi, Damon cattivissimo, Nicholson gangster per antonomasia) te lo ripeto, titolo a parte; il capolavoro assuluto dell'Ultima tentazione di Cristo invece secondo me è uno dei massimi livelli di analisi psicologica, con i continui dubbi e tentazioni di Cristo (l'esatto opposto di The Departed).
Pertanto accetto le tue critiche al limite dell'insulto sulla forma del mio commento, ma ti prego di passare ad analizzare la sostanza dimostrando l'accettabilità delle due tecniche cinematografiche menzionate. E ti invito a farlo anche perchè mi servirebbe per affrontare i film dal 1990 in poi, a mio parere succubi del divismo dei protagonisti (che vogliono parlare ed apparire tantissimo, e forse anche il pubblico lo vuole). Sono convinto che il cinema sia un'arte ormai morta ed estinta e persino un grande come Scorsese si è fatto trascinare in pessime espressioni.
Ma resto aperto a ricredermi, se da esperto tu riesci a farmi cambiare idea.
ELY81  16/05/2007 21:13:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Magari mi esprimo con toni un po' accesi, ma l'ultima cosa che penserei di fare è insultare, credimi!Comunque io dichiaro di non essere un'esperta del cinema, ma un'appassionata, anche se ho studiato qualcosa a riguardo. Tuttavia mi fa piacere, che magari le tue impressioni molto diverse dalle mie, tu le voglia mettere a confronto anzichè ribadirle ad ogni costo, al di là dei pareri contrastanti. E' segnale d'intelligenza. Voglio semplicemente darti come consiglio quello di non prendere come regola fissa qualsiasi cosa tu abbia letto dai manuali di cinema, perchè, il cinema è qualcosa di molto più svincolato da tutte queste regole tu possa attribuirgli, parlando in senso lato. Non dico che non abbia regole, ma l'errore sta nel considerare determinati linguaggi che fanno magari parte dello stile di un regista o di un'epoca storica volendole appiccicare alla meno peggio in qualsiasi altro film, oppure oggettivandole. Il teatro ha una tradizione che risale a tempi antichissimi, ed ogni cultura ha avuto diverso modo di attribuirgli determinati valori. Col cinema è diverso. E' nato poco più di un secolo fa come linguaggio per immagini, dal momento che si afferma il sonoro a partire dagli anni '30. Ci sono stati degli enormi cambiamenti in seguito a questo passaggio ed anche con l'introduzione del colore, che riguardano sia l'arte della recitazione e anche gli aspetti propriamente tecnici di un film. Non voglio parlare in termini tecnici stretti, nè dilungarmi in questo stringatissimo discorso, perchè voglio affrontare alcuni quesiti che tu hai tuttavia messo in evidenza. Comunque ti invito, se sei interessato a saperne di più riguardo alla storia del cinema americano e in particolare dei film che hanno ispirato Scorsese, di acquistare il DVD dal titolo: "Viaggio nel cinema americano", dove a commentare la storia del cinema e dei maggiori autori americani che vanno da Griffith a a Ford, da Kubrik ad Eastwood, è proprio Martin Scorsese. Questo a dimostrazione, che oltre ad essere un grande regista, è anche un grande professore di cinema.Avrai di che vedere, perchè dura oltre quattro ore ed è una vera e propria lezione di cinema, anche se non affronta purtroppo il cinema europeo. In effetti da parlare ce ne sarebbe molto, a tal proposito.
1) Il cinema non è affatto un'arte morta. Si è semplicemente evoluto,o meglio cambiato, sia nelle forme e sia nei contenuti. Io che mi intendo più di storia dell'arte che di cinema è come se dicessi che tutta l'arte contemporanea, dal dadaismo in poi, è morta. Non intendo fare paragoni in senso stretto, ma è un modo per farti capire che se affermassi quella frase riguardo all'arte, sarei sul tuo stesso gradino (tu col cinema,naturalmente). più che altro ho notato una sorta di preferenza da parte tua del cinema degli anni passati, che ti porta magari a trarre determinate conclusioni, arrivando a non guardare tanto di buon occhio la produzione cinematografica contemporanea.
2)Il divismo non è un fenomeno che ne ha reso i film succubi. Ricordi Rodolfo Valentino, ai tempi del cinema muto? E' un classico esempio, e tuttavia se ne potrebbero citare tanti altri, quanto gli attori famosi del passato, ma per ragioni di tempo, ti cito solo questo.La sua grande popolarità era superiore sicuramente alle sue potenzialità di attore. E non dico che non aveva capacità, ma le ragazze che lo hanno messo su un piedistallo vedevano principalmente questo? E' esattamente quello che succede nel cinema di oggi. Pensa a DiCaprio, Depp, Pitt ecc. Sul divismo poi ci sarebbe tantissimo da parlare, e non riguarda solo gli attori e il cinema, ma è un fenomeno che ha origini antichissime.
Passando alle due tecniche citate da te rispondo affermando che:
1) Non ho avuto modo di leggere l'opera del grande Eisenstein (ora che lo hai citato provvederò a procurarmela), ma era una citazione sicuramente riferita ad un periodo che segna il passaggio dal cinema muto al sonoro, caratterizzato anche da nuovi criteri di rappresentazione che moderatamente calibrava il rapporto mimica-espressione-voce, dal momento che il sonoro era un'introduzione recente nel cinema di quei tempi. Citandomi Chaplin, Eisensten, posso capire quanto risalga a qualche tempo fa. Adesso questo elemento è presente in tutti i film, se li analizzi bene. Su taxi driver ti devo smentire, perchè, ciò non avviene affatto. Scorsese riprende De Niro allo specchio (se vedi non in tutte le scene del suo monologo), non per ragioni tecniche, bensì perchè in quel momento Travis, parla con se stesso attraverso la sua immagine riflessa, specchio del suo turbamento interiore distruttivo e autodistruttivo. Ma se ti interessa qualche altro chiarimento a tal proposito, posso ritornare a questo discorso, magari riportandoti altri esempi.
2)L'introspezione psicologica nei film di Scorsese è alle stelle. Per questo motivo lo ritengo viscerale, quanto sublime. Innanzitutto tutti i protagonisti vivono una doppia vita, e questo rende le loro personalità alquanto complesse, colpevoli e vittime allo stesso tempo di incredibili doppigiochismi. Billy è il poliziotto doppia faccia che si finge criminale, e se decide di sporcarsi le mani per fare la talpa di Costello, capirai che non è uno stinco di santo! Innanzitutto, perchè se stai con un criminale lo diventi, perchè sei il suo scagnozzo, il suo complice, in tutto. E se ti incarica di ammazzare qualcuno o di collaborare ad un omicidio, lo fai, perchè la tua identità non esiste più. Esiste il Billy poliziotto che con Costello è il Billy criminale. Costello è il boss informatore dell'FBI, più doppiogiochista di così! I personaggi con più di un'identità evitano di già le classificazioni troppo rigide come quelle da te fatte. Il bene e il male è parte integrante di ciascun individuo. Ti consiglio di guardarlo un'atra volta, senza pregiudizi stavolta, per vedere anche il peso che questa doppia vita esercita sulle personalità tormentate di Billy e Colin. L'ascesa , il potere, la corruzione, la caduta, le lotte sociali, sono alla base delle tematiche scorsesiane e si ripetono quasi con insistenza nei suoi film. E The Departed le contiene tutte o quasi! Questo è uno dei pochi grandi film che il cinema americano ci propina oggi.Fidati!
PS-Se dovesse esserci qualche errore grammaticale, è perchè ho scritto velocemente.Saluti
eizenstein  20/05/2007 12:14:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Cara Ely, mi fa piacere aver trovato la tua risposta e mi recherà sicuramente gradita la prosecuzione di questo dibattito. Sei sicuramente più preparata di me in materia artistica e sulle varie estrensicazioni dell’estetica, avendo io (e me ne dolgo) una preparazione artistica ancora in fase di iniziale costruzione.
Accolgo la critica sull’oggettivazione delle mie opinioni e voglio sposare la nozione di arte del Devoto-Oli: “Qualsiasi forma dell’attività dell’uomo in quanto riprova o esaltazione del suo talento inventivo, e della sua capacità espressiva nel campo estetico”. Vorrei partire da questa definizione generale e concordare che non esistono regole alle quali vincolare una espressione artistica.
Tuttavia vorrei dissentire sul tuo parallelo con il dadaismo e l’arte antica. Alla base della pittura rinascimentale c’era la volontà di salvare il passato raffigurandolo, evitando che venga perso; e questa esigenza era maggiormente sentita da Signori e religiosi, desiderosi di immortalare i propri volti e di fissare nella gente le scene principali della religione cattolica. Con l’avvento della fotografia, l’arte si è liberata dall’ossessione del realismo e i vari Dalì, Warhol e Munch hanno potuto esplorare diversi orizzonti.
Al contrario il cinema ha avuto dal 1915 al 1970-80 grandissimi registi che hanno esplorato tutto il possibile e adesso siamo arrivati ad uno scadimento impressionante. Non nego la mia predilezione per il realismo che a parer mio ha trovato due diversi modi di esprimersi negli immensi De Sica e Kurosawa. Esemplificando il primo in “Sciuscià” aveva reclutato dal riformatorio bambini attori e davanti allo schermo abbiamo la perfetta percezione delle loro disavventure, ci immedesimiamo e come disse Welles “la macchina da presa sembra sparire”. Di Kurosawa è rappresentativo “Vivere” in cui assistiamo ai tormenti di un ignavo impiegato che scopre di avere solo 6 mesi di vita e vuole usarli degnamente; non si ha la realtà cruda ma arriviamo a capire le dinamiche della psicologia umana e penetriamo nell’anima del protagonista.
Nonostante queste mie preferenze mi piacciono molto anche film come l’espressionistico “Il gabinetto del Dottor Caligaris” in cui siamo all’interno di una realtà completamente deformata, simbolo di una psiche folle di un internato in un manicomio, o come “Apocalipse now” in cui il viaggio nel fiume rappresenta il percorso verso la follia, le musiche evocano suggestioni che fanno capire l’assurdità della guerra, la follia collettiva è nascosta dietro ogni simbolo.
Con questa premessa ti permetto di capire come io resti sconcertato dal cinema odierno, che si rifiuta di rappresentare la realtà, in un processo di spettacolarizzazione, con valanghe di parole, scenografie eccessive e attori famosissimi desiderosi di stare sempre in primo piano, musiche che seguono la moda delle hit parade; il regista sta perdendo importanza e riguardo a una volta ti dico che Rodolfo Valentino, ignoro completamente la sua carriera d’attore. Sarà stata una figura sostanzialmente marginale, in un’epoca in cui predominava il lato artistico con eccezioni inevitabili ed inevitabili; nei film di Welles, Leone, Kurosawa, Pasolini, De Sica, Eizenstein e altri gli attori erano sì ovviamente importanti, ma non si impossessavano della scena come il Jack Nickolson di “The departed”, riempiendoci di discorsi (quello sui neri è di una forza e pesantezza tale da sembrare inadeguato al contesto) e gesticolazioni da disorientarci: non sappiamo se osservare la sua grande capacità di recitazione o se ascoltare la valanga di dialoghi ripresi di faccia.
Ma veniamo al punto principale: la caratterizzazione dei personaggi.
Apparentemente sembrano molto studiati, controversi, intriganti. Tuttavia quello che mi ha colpito è che tutto ciò mi sembra permanere alla superficie. Nonostante avvenga una serie incredibile di avventure, non si vede la minima evoluzione: il divenire (concorderai che è una caratteristica oggettiva del cinema) tocca solo la superficie mentre i personaggi per tutto il film rimangono mummificati.
Colin sin da giovanissimo decide di condurre una doppia vita di poliziotto modello ed irreprensibile e di informatore della malavita; qualsiasi cosa accada e anche in spregio all’intelligenza, non recede fino alla morte. Mai visto una recitazione così monocorde.
Costello è si doppiogiochista, ma ciò fa parte dello stereotipo del malavitoso irlandese che unisce alle attività criminali anche delle collusioni con il mondo legalizzato, per sopravvivere e vincere, come afferma nel suo discorso iniziale. I negri sono criminali e basta mentre lui fa compromessi per il successo.
Billy è un perdente per le situazioni di cui è vittima e per la sua ingenuità. Subisce sempre le situazioni e accetta controvoglia di continuare a fare l’infiltrato. Alla fine decide di diventare protagonista sfidando Colin ma perde perché la sua natura fossilizzata di perdente è irredimibile; il suo eroismo è ingenuo, inverosimile ed incredibile (perché non ha portato le registrazioni alla polizia invece di sfidare Colin in un posto così pericoloso?).
Insomma ti ribadisco che Scorsese e Coppola sono gli unici autori contemporanei che a parer mio non sfigurano troppo rispetto ai mostri sacri del cinema, ma, se riesco a capire e rispettare l’arte contemporanea, non arrivo a fare altrettanto con il cinema. Ma secondo te è possibile che ci sia una decadenza legata alla televisione, che sta assorbendo il cinema o c’è qualcosa che mi sfugge? Anche perché non è bello trovarsi completamente fuori dalla realtà contemporanea e rimpiangere i tempi passati appena si guarda un nuovo film (a proposito ho visto 300 e qui la superficialità è ai massimi livelli!).
Ti lascio, sperando vivamente in una tua risposta che mi aiuti ad aprire la mente verso il nuovo.

ELY81  25/05/2007 22:45:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Caro eizestein, dal momento che ci stiamo addentrando in questioni eminentemente tecniche oltre che estetiche, spaziando peraltro in questa interessante e prolifica discussione anche nelle arti figurative e nel teatro, sarei molto interessata a proseguire questo dibattito con te in forma privata. Adoro i dibattiti intellettuali, e l'arte in generale, compreso anche il cinema, sono i miei punti deboli. Ci aiuterà a confrontarci e anche a riflettere su molti punti, cercando di mettere in luce anche molte zone in ombra. Appena posso, risponderò a ciò che hai scritto con un messaggio privato che puoi leggere appena apri il forum. Ti verra visualizzato un messaggio di avviso, oppure puoi andare nella tua casella di messaggistica privata, se non viene visualizzato l'avviso appena apri il forum. Ti risponderò appena posso perchè in questo mese sono parecchio incasinata con gli esami, e quello che mi hai scritto richiede una risposta parecchio lunga. A presto...Ely
Tony Montana  16/03/2007 22:40:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di Caprio poliziotto eroico???