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FLAGS OF OUR FATHERS regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento piernelweb     7 / 10  29/03/2007 15:44:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Qualsiasi somaro crede di sapere cos'è la guerra, specie quelli che non l'hanno mai fatta. Le cose ci piacciono semplici e lineari: buoni e cattivi, eroi e canaglie... ma gli eroi non esistono, sono una cosa che creiamo noi, di cui abbiamo bisogno." Queste parole sono l'essenza di Flags of our fathers, il primo dei due film di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima, fondamentale passaggio della seconda guerra mondiale. Eastwood in questo lavoro guarda gli avvenimenti con occhi americani sottolineando l'estrema importanza politica di un fatto marginale alla tragedia stessa: la foto di un gruppo di marines che issa la bandiera americana su di una vetta dell'isola giapponese. Il valore simbolico di questo gesto, grazie ad una accurata e capillare propaganda militare, è in grado di ridestare una nazione profondamente provata dalla guerra, economicamente e moralmente in ginocchio. Servono dei volti, delle facce per dare vita a quella foto, poca importanza ha che siano realmente i protagonisti di quello scatto, c'è bisogno di eroi a cui applaudire e in cui avere fiducia . Flags of our fathers è un film antimilitarista nel quale i ricordi della sanguinosa battaglia sono richiamati attraverso gli ossessivi ricordi dei protagonisti, con continui tragici flashback. L'inizio ricorda molto lo sbarco in Normandia di "Salvate il soldato Ryan" di Spielberg (qui in veste di produttore ed evidentemente di "consigliere"), i colori sono spenti, di un grigio cenere in tono con i cromatismi della roccia lavica dello scoglio di Iwo Jima. Il film è integro ma soffre di una certa ripetitività nella narrazione degli accadimenti propagandistici, e di un finale troppo apertamente dottrinale. Spielberg sarebbe stato messo in croce per molto meno.