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FLAGS OF OUR FATHERS regia di Clint Eastwood

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  27/11/2006 11:23:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ammetto che non sia il miglior film di Eastwood,vedere pero’ un opera di questo grandissimo regista /attore è sempre affascinante,il texano dagli occhi di ghiaccio ha infatti la capacita’ di non cadere mai nel banale e nello scontato,è un uomo dai grandi principi e dalle forti convizioni che sa come trasportare nelle sue storie ,anche quando queste sono particolarmente dure e accusatorie nei confronti del proprio paese.
Eastwood ha come al solito il tocco giusto,delicato, mai invasivo,riesce a parlarci dell’orrore della guerra e dello sfruttamento di uomini diventati eroi loro malgrado a causa dei soliti politicanti senza scrupoli.Lo fa attraverso immagini e suoni ad alto tasso drammatico,ci mostra l’orrore a cui furono sottoposti dei ragazzi neppure ventenni,costretti a dare l’assalto ad un monte in un’isola che assomiglia ad una bistecca bruciata,in un posto totalmente inospitale tant’è che neppure l’erba riesce ad attecchire.
Davvero straordinaria la location,il film è girato in Islanda,in quanto l’isola di Iwo Jima è considerata sacra e di conseguenza tabu' dal governo nipponico,bellissime le scelte cromatiche della fotografia,o meglio le non scelte, visto che le battaglie si svolgono ammantate da un grigio-verdastro irreale.
Il film non funziona benissimo da un punto di vista prettamente narrativo,non sempre le sensazioni dei protagonisti sono riportate con efficacia,ad esclusione del personaggio di Ira Hayes(l’ottimo Adam Beach),Philippe e Bradford infatti appaiono un po’ troppo statici ed “ingessati”.
Detto cio’ comunque l’opera di Clint non si puo’ non apprezzare,la sincerita’ con la quale quest’uomo ha voluto spiegare cosa si fosse creato dietro ad una semplice fotografia ,scattata da Joe Rosenthal ,e divenuta simbolo di una vittoria che quando fu scattata era ben lungi dall’avvenire è come al solito da ammirare,il regista infatti ci racconta una storia che è solo apparentemente la storia di tre soldati,Eastwood la usa come metafora rapportandola alla condizione dei popoli che continuano ad essere assoggettati al volere ed ai bisogni dei potenti.