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BABEL regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

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jack_torrence     7½ / 10  14/02/2011 00:43:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Arriaga alza il tiro e decide di parlare dell'universo mondo.
Il tema – programmatico sin dal titolo (di una sfacciataggine quasi presuntuosa) – è la separazione e incomprensione fra anime, mondi, ceti sociali. L'incomunicabilità globale nell'era in cui le possibilità di comunicazione fra individui hanno raggiunto l'apice.
Se l'ambizione è ai massimi livelli, il film riesce a stargli dietro. Merito soprattutto della regia e della direzione degli attori (oltre che di una narrazione sì a incastri, però cronologicamente per lo più lineare).
Il film è visivamente superlativo, e, specie in Messico e in Giappone, trasmette emozioni forti attraverso le scelte di messinscena. Le musiche di Santaolalla e Sakamoto sono eccezionali.
Le sfumature umane dei personaggi arrivano vibranti, ma quelle più intense giungono dall'episodio della ragazza giapponese, il quale però sconta il difetto di essere "appiccicato" agli altri con un pretesto.

Il limite del film sta nel modo troppo programmatico con cui il dramma dei personaggi delle quattro diverse nazionalità è modulato sulla base di una scala brutale in cui, mentre i paesi "avanzati" (USA e Giappone) scontano l'incomunicabilità, ma si fermano a un passo dalla tragedia, nel "terzo mondo" il dramma sortisce effetti più gravi. C'è una modulazione persino tra Messico e Marocco, che sembra prevista a tavolino (il che fa affiorare purtroppo il sospetto di una compiaciuta commiserazione). Infatti in Messico si compie una vicenda profondamente drammatica, mentre sono solo i più "arretrati" di tutti, i marocchini, che vedono succedere una tragedia assoluta.
Vizi di uno sceneggiatore di cui Inarritu ha fatto benone a liberarsi.