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BABEL regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  06/07/2008 13:15:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho mai apprezzato gli eccessi melodrammatici del cinema di Inarritu –nel quala avverto sempre una certa tendenza all’autocompiacimento, tuttavia devo riconoscere che “Babel”, rispetto ai suoi antecedenti “Amores Perros” e “21 Grammi”, risulta più maturo e approfondito. Anche in questo caso, il film si presenta con una struttura episodica, in cui, tra flashback e flashward, si delineano quattro storie che, in conclusione, troveranno un loro punto di contatto. In ognuna di esse è descritta una tragedia personale che, dal suo piccolo e nel legame con le altre, si innalza a dramma universale dell’umanità, nella quale tutti sono a un tempo colpevoli e vittime nel solco di un’esistenza segnata inesorabilmente dalla incomunicabilità e dalla fatalità. Il fine di Inarritu è quello di rimarcare le distanze che intercorrono tra gli uomini, soffermandosi sia sulle grandi differenze culturali che dividono i popoli sia quelle particolari che si frappongono tra soggetti facenti parte di una stessa “comunità”: e in questa riflessione, la frontiera materiale tra il Messico e gli USA diventa metaforicamente il limite ideale che sottende ad ogni relazione interpersonale.
Tra le varie vicende, la più rappresentativa e (forse) la più riuscita è quella della ragazza giapponese sordomuta. Quale ambientazione migliore se non lo “spazio sconfinato” di Tokio ove mettere in scena l’angoscia umana generata dalla solitudine? Nel contesto dispersivo della metropoli, dove è già di per sé arduo riuscire a stabilire un “contatto umano” col prossimo, si muove spaesata una adolescente tormentata da un handicap (il dramma nel dramma causato dalla fatalità) che non fa che aggravare ed acuire in lei il senso di distanza e di incomunicabilità che affligge l’intera società odierna. La sua storia sembra dunque la più emblematica, in quanto in essa si amplificano le riflessioni che attraversano tutto il film. Di grande impatto emotivo e rappresentativo tutta la sequenza nella discoteca, nella quale il regista –dando peraltro prova delle sue notevoli capacità tecniche- rende perfettamente l’idea dell’”isolamento collettivo” che segna drammaticamente la “civiltà moderna”.
Il film, nonostante qualche licenza di troppo che ha destato in me qualche perplessità, è obiettivamente ben fatto: dalla struttura narrativa alle tematiche, alla fotografia, al montaggio fino alla recitazione (ottimo Pitt), tutto è concepito a regola d’arte. Inarritu non ha ancora partorito il suo capolavoro, ma è sicuramente sulla buona strada…
ULTRAVIOLENCE78  08/09/2009 14:59:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Rettifico. Il capolavoro Inarritu l'aveva già partorito: il corto sull'11 settembre.
julian  28/09/2009 13:47:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahah grande ! Lo sottovaluti troppo st'Inarritu. Amores Perros è un capolavoro.
ULTRAVIOLENCE78  28/09/2009 20:47:09Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Babel è un buon film, anche se sono stato troppo generoso col voto. Alla prossima opera di Inarritu, comunque, sarò impietoso: o promozione a pieni voti o inesorabile stroncatura. Ciao Julian.
julian  28/09/2009 22:53:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Brrr. Trrrroppo cattivo.