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BABEL regia di Alejandro Gonzalez Inarritu

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frine     7½ / 10  19/12/2006 02:17:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando un film mi strappa la lacrimuccia i casi sono due: o dò un voto esagerato, o mi prende un moto di diffidenza e resto bassina. Questa volta si è verificato il secondo caso, probabilmente a causa dell'epilogo troppo ma troppo sentimentalista:-(
Premetto che il film si basa tutto su un paralogismo (ossia su un astuto inganno nei confronti dello spettatore), ma per spiegare la questione bisognerebbe raccontare tutta la trama: mi atterrò quindi ad indicazioni generiche. Orbene: non ci sono TRE storie indipendenti, ma un'UNICA storia dislocata in tre diverse parti del mondo (Marocco, Messico al confine con gli Stati Uniti e Giappone). Il tutto prende le mosse da una più che perdonabile leggerezza di un turista amante della caccia.
MA: se non ci fossero quei cattivoni di Bush e Bin Laden, che fanno vivere il mondo nel terrore ricreando la "Babele" di biblica memoria, tutto quello che accade nel film accadrebbe lo stesso. Intendo dire: se un bambino maghrebino nasce con una vista prodigiosa, se gli metti in mano un vecchio e quasi innocuo fucile da caccia buono a mala pena per allontanare gli sciacalli, se il bambino gioca a tiro a segno con il fratello e per un imperscrutabile disegno del Fato becca un autobus turistico disgraziatamente carico di Americani, la colpa NON E' dei governanti malvagi e nemmeno degli sceicchi del terrore. In un caso del genere, CHIUNQUE penserebbe ad un attentato.
Quanto al resto, tutto lascia credere che il padre di famiglia Richard sia stato colpito dal malocchio, ragion per cui lo manderei a Sarsina a farsi benedire:-) Ma proseguiamo: PROPRIO MENTRE la turista americana versa in pericolo di vita in Marocco, la tata dei bambini deve recarsi al matrimonio del figlio in Messico e, non avendo nessuno cui affidare i pargoli, li porta con sé.
Nel frattempo, in Giappone, una ragazzina molto graziosa ma sordomuta, e molto complessata a causa del suo handicap, mendica un po' di amore...e naturalmente non riesce a trovarlo. E che c'entra tutto ciò? Be', bisogna vedere il film...
Spesso retorico e SEMPRE, elegantemente e sornionamente, terzomondista (ma non al punto di varcare i limiti del politically correct) , il film in sostanza intende evidenziare il disagio dei fanciulli di tutto il mondo: essi infatti vivono male la loro condizione, o perché troppo poveri (Messico, Marocco), o perché oppressi da un benessere che troppo spesso si rivela alienante (Giappone).
Premio dell'UNICEF assicurato;-)
Ora però ho finito con la pars destruens: perché, beninteso, il film ha anche molti pregi. A parte il messaggio pacifista, che mi induce sempre a dare un punto in più (anche se ciò ha poco a che vedere con le qualità propriamente filmistiche), devo riconoscere che la ricostruzione di ambienti, costumi, modi di vivere delle diverse popolazioni è eccellente. Perfino il ritmo narrativo cambia: alla vitale frenesia latino-americana subentra l'atavica, pigra lentezza della gente del deserto, quasi straniata dalla civiltà moderna e forse perfino inconsapevole della sua esistenza; e ancora, ecco l'alienente stile di vita di un Oriente ricco e tecnologizzato, lacerato dal contrasto fra la tradizione, che lo vuole cortese e riflessivo, e l'innovazione, che lo conduce al parossismo e perfino all'autodistruzione. Del tutto marginale la parte realtiva all' universo statunitense, coercitivamente (e con un pizzico di cattiveria) rinchiuso in un autobus, da cui naturalmente tutti desiderano uscire, rivelandosi egoisti, meschini e per nulla solidali nei confronti dei due connazionali in difficoltà.
Le cose però in qualche modo si bilanciano: la polizia americana non è così cattiva e violenta come quella marocchina, e in fondo (ma proprio IN FONDO) anche i gringos hanno un'anima. O meglio, un'anima ce l'hanno i DUE TURISTI vittime dell'incidente e i loro bellissimi, gentili e pazienti rampolli: già, perché il sistema non ci pensa due volte a liquidare una dolce e amorevole tata, per quanto adornata da "merito quadilustre" (Parini).
Le interpretazioni sono adeguate (Bernal un po' sopra le righe, ma la parte lo richiede; Pitt un po' impacciato nel ruolo non semplice di un americano TROPPO buono per i gusti del regista). Comunque, e qui vorrei chiarire il mio punto di vista: di film pacifisti ed educativi come questo abbiamo bisogno. Quindi ben vengano il Golden Globe e altri premi, se le varie giurie lo riterranno opportuno.







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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  19/12/2006 23:05:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
'mmazza quanto hai scritto...
Condivido il tuo sempre prezioso giudizio, sia nelle critiche che negli apprezzamenti. A me Brad Pitt è piaciuto molto in versione sfatta, perfettamente affiatato con la Blanchett (ottima anche lei) nell' "episodio" migliore.
frine  20/12/2006 01:39:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, sono stata prolissa...ma questo conferma che il film è interessante. Avrei potuto scrivere di più, ma sono stata attenta ad evitare lo spoiler.
Vorrei suggerirti qualche riflessione a proposito di quelli che a me sembrano "buchi di sceneggiatura". Ad esempio: poiché Richard e Susan sono ancora in viaggio attraverso il deserto, lontani da qualsiasi aeroporto, e quindi non sono sulla via del ritorno, perché non hanno pensato anticipatamente a trovare una sostituta per Amelia, desiderosa di partecipare al matrimonio del figlio?
Questo problema non dipende dall'incidente occorso a Susan, ma è preesistente. Richard e Susan avrebbero dovuto trovare un'altra badante per i bambini _prima_ della partenza.
Naturalmente, se ciò si fosse verificato, il film non esisterebbe più;-)
Sono d'accordo con te riguardo alla coppia Brad imbruttito e dolente+ Cate, e penso che uno dei momenti più intensi del film sia l'abbraccio fra Brad/Richard e il marocchino che rifiuta la mancia...Scena molto commovente, un po' oleografica, ma perfettamente in linea con il pensiero di Inarritu: di fronte al dolore, che è unico e universale, le barriere linguistiche e culturali cadono, "and world is as only one" .
Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Jellybelly  20/12/2006 10:22:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sì, la sceneggiatura fa acqua in diversi punti, ma credo che questo non infici più di tanto il buon valore complessivo della pellicola, che utilizza l'intreccio come pretesto per trattare le tematiche che sono a cuore ad Inarritu
frine  21/12/2006 01:10:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti sono d'accordo con te...le tematiche sono importanti, e gli eventuali difetti di sceneggiatura rilevano molto poco al confronto. Sono un po' irritata verso Inarritu per avere fatto eccessivamente ricorso a scene strappalacrime...ma ormai i miei occhi sono asciutti, e dunque onore al merito:-)