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LA SCONOSCIUTA regia di Giuseppe Tornatore

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  23/06/2009 18:45:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tornatore si dimostra ottimo regista d'interni: il mondo sommerso del condominio dove si svolge parte della vicenda, alieno (in apparenza) dai vizi rassicuranti della borghesia (in tal senso la coppia Gerini-Favino è esemplare, perfetta) ma non è altrettanto bravo a dominare un racconto che cede faticosamente al manierismo e al deja vu quando intende colpire emotivamente lo spettatore: l'espediente diventa facile, si calca spesso la mano ottenendo l'effetto contrario: perchè l'improvvisazione emotiva, tanto efficacemente tradotta nella prima parte del film, diventa ingestibile, finendo per diventare un clichè gratuito.
Così la vicenda di Irena, tanto complessa e tormentata, rischia di tradursi nel solito diario/confessione da best-seller letterario (irritante quando si racconta davanti alla catatonica P. Degli Esposti, invero sensibile e commovente nei suoi momenti anche sconcertanti con la bambina) tradotto per il grande schermo con reticenza tempi e (talvolta) dialoghi post-televisivi.
E questo rovina in parte (compreso il nesso temporale di comprimere una vita in poco più di un'ora) l'esito di un film interessante, almeno sulla carta ("Si può avere un sogno vero in mezzo a tanti incubi?") ma discontinuo: soprattutto il personaggio laido di Placido, talmente fuori le righe da risultare macchiettistico, tanto da privarlo della sua stessa essenza malefica...
Peccato, in fondo piace l'ambivalenza vittima/carnefice/p.u.t.t.a.n.a./santa della protagonista.
Con toni più dimessi e meno necessità di esprimere ad ogni costo l'orrore della vicenda fino quasi ad assolvere le rispettive azioni/reazioni (un rischio calcolato o involontario?) sarebbe stato un capolavoro.
E un cinema un pò più "paraplegico", meno divorato dalla sua urgenza espressiva e psicologica, avrebbe reso un servizio migliore