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LADY IN THE WATER regia di M. Night Shyamalan

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     8 / 10  09/10/2006 20:38:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi ritrovo per la seconda volta a commentare un film del famoso indiano M. Night Shyamalan, dopo la visione de “Il sesto senso”.
Devo dire che sebbene da molte fonti abbia letto che questo film non è eccezionale (conserva, anche in questa sede, una media non superiore al sei e mezzo), rispetto al thriller psicologico del ’99, che ho trovato un bel film soltanto per la cura della regia e della fotografia, ho trovato questa favola (perchè altro non è) dai toni intensamente dark, bellissima per quanto riguarda ovviamente l’ormai consolidata ed applaudita qualità della regia e della fotografia, ma in questo caso soprattutto per la scenografia eccezionale e l’uso dei colori che svolgono una componente essenziale (il blu in contrapposizione al verde scuro ed al nero) ed interessante l’ispirazione a questo racconto mistico di chissà quale derivazione . E’ lo spirito in qualche modo pentito per la morte dei figli e della moglie, il rimorso per lo stile di vita semplice che ha condotto dopo il fatto tragico in cui ha cercato quasi di dimenticare il passato, che spinge il paffuto e balbuziente Paul Giamatti (che si dimostra un bravo attore e che entra molto nella parte) a trovare il proprio riscatto interiore nell’aiutare assieme ad altre persone una Narf in pericolo, colei che ricerca il contatto con gli uomini che questi esseri dell’acqua hanno perso anni prima e che ha portato alla perdizione ed alla guerra fra gli esseri umani.
Un misto di thriller/horror ed alcune scene divertenti, i personaggi sono ben caratterizzati ed esilaranti (compreso il semi-muscoloso, ed in questo caso non si fa per dire, Freddie Rodriguez che allena solo la parte destra del corpo ed in questo caso spero che sia tutta un’elaborazione al computer), enigmatica ed inaspettatamente marginale come d’altronde la figura del tramite (che non ho capito esattamente che ruolo abbia) il personaggio interpretato dal regista in vece di attore.
Non mi è molto chiara neanche la figura di Bob Balaban se devo essere sincero.
E’ bella l’idea del gruppo di persone che vivono alla giornata che si adopera per la salvezza del singolo perché sente risvegliare dentro di sé il proprio scopo nella vita. Un insieme di "eroi di tutti i giorni", se vogliamo anche un po' ingenui, che però di fronte ai problemi che li mettono in diretto pericolo tirano fuori tutta la loro semplice volontà e forza e non demordono. Mi riportano un po' alla mente certi personaggi di film di Yimou come "Non uno di meno" e "La locanda della felicità". Il fattore "microrealtà" è presente allo stesso modo.
Una favola in cui i personaggi diventano realtà e si fanno carne.
Il film inizia un po’ lentamente nella prima parte, dove può accadere che si scateni qualche perplessità ed incomprensione sul come si snodi la vicenda, poi si risolleva nella seconda dove si comincia a capire qualche cosa in più. Per questo secondo me lo si potrebbe apprezzare meglio dopo averlo visto una seconda volta. Per il resto l’ho trovato un film veramente piacevole finora il migliore di Shyamalan (anche se aspetto di vedere gli altri)