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GERTRUD regia di Carl Theodor Dreyer

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amterme63     9 / 10  28/10/2007 16:01:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dreyer non può firmare che film fuori dall’ordinario. Questo non fa eccezione. Di primo acchito viene da rifiutare e abbandonare la visione, vista l’estrema lentezza del ritmo narrativo, la monotonia del tema trattato, il rinchiudere la storia pressocché sempre fra quattro mura. Ma se si supera ogni avversione preconcetta e si scava a fondo nelle ragioni stilistiche del regista, si capisce lo scopo e se ne apprezza l’estrema precisione e cura nella resa. Quello che si vede è un mezzo, un simbolo, un’astrazione (questo è il film più astratto di Dreyer) del concetto di Amore. E’ perciò un film sull’essenza dell’Amore, su ciò che può legare due esseri fra di loro e sugli ostacoli e i limiti che rendono impossibile la perfezione e la purezza dell’Amore. O si accettano compromessi al ribasso o si rinuncia all’Amore. Anche se irraggiungibile però l’Amore va comunque cercato, bisogna provare. No ai compromessi ma no alla rinuncia. Questo è il messaggio che viene fuori dalla scena finale, la quale è sublime e perfetta nella sua resa visiva e emotivo-razionale. Dreyer non poteva finire meglio la sua carriera artistica.
A differenza di Bergman che fa parlare i sentimenti stessi, Dreyer usa la ragione. I personaggi parlano di se come se parlassero di una terza persona. Questo aiuta a vedere le cose con distacco o oggettività, a chiarirle e a capirle meglio. Oltre che verso se stessi, c’è distacco anche con l’interlocutore. I personaggi parlano pacatamente, senza guardarsi, togliendo quindi drammaticità e pathos ai discorsi, rendendo il tutto ancora più impersonale e astratto. A rendere ancora più solenni le scene contribuisce la resa geometrica, simbolica ed estetica dell’inquadratura. La posizione dei personaggi, gli oggetti fra di loro, il riflesso nello specchio, un mobiletto su cui appoggiarsi, un grande finestrone con le tende, un fuoco che arde fra due facce, tutto parla e dà significato in maniera a volte sublime (è un continuo stimolo al proprio senso estetico). L’unica critica che si può fare al film è lo strano contrasto fra il tema trattato (l’Amore, il sesso) e la freddezza e l’impersonalità della trattazione, che toglie molto dell’effetto potente che ha questo sentimento sulle vite umane.
Gertrud è la tipica eroina di Dreyer, la quale segue i propri principi fino in fondo, senza compromessi, a costo di autodistruggersi pur di mantenerne la purezza. Non transige sul rapporto che la può legare ad un’altra persona. Lei si dona tutta (fa perdere la testa a 4 uomini), ma pretende lo stesso dal proprio partner in maniera incondizionata. La sua esperienza la porta a comprendere che questo è impossibile. Troppi sono gli ostacoli a un’intesa perfetta del genere. Il primo è il lavoro, oppure gli onori, il successo, i soldi – tutto quello che è richiamo materiale esterno che fa concorrenza all’Amore e spesso lo fa diventare un ostacolo. Gertrud non vuole qualcosa di mediocre o di ripiego, non vuole sentirsi oggetto o proprietà, non vuole essere usata. Per questo preferisce alla fine vivere da sola, ritirarsi dal mondo ma almeno con la consapevolezza di non aver mai tradito il proprio ideale e avere comunque provato a realizzarlo.
La scena finale è bellissima. Perfetta come fotografia e scenografia. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera mista fra malinconico e vissuto, dolcezza riflessiva e commiato. Gertrud che saluta e chiude la porta è il simbolo commosso della nostra esistenza che si chiude dopo avere comunque tanto vissuto e AMATO.
Invia una mail all'autore del commento emans  23/12/2008 00:48:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
davvero un gran bel commento,complimenti