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GERTRUD regia di Carl Theodor Dreyer

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Marco Iafrate     9 / 10  25/10/2007 23:03:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"In fondo ai tuoi occhi leggo la tristezza del mondo", cosi' scriveva Shakespeare, la stessa tristezza la trasmettono gli occhi di Gertrud la protagonista dell'ultimo lavoro del grande Dreyer diretto quando il regista aveva ormai 75 anni con alle spalle una carriera fatta unicamente di capolavori alcuni dei quali anche del cinema muto. Gertrud non è un film facile, la coinvolgente passione che trasmettono opere come Ordet e Dies Irae è lontana e la visione richiede quell'impegno e quella paziente attenzione che forse non tutti hanno. Non è un film facile perchè sostanzialmente è un film freddo, crudo, completamente privo di qualsiasi azione, i personaggi recitano quasi in una sorte di trance teatrale con lo sguardo rivolto nel vuoto, la totale assenza di enfasi anche nei momenti di tumulto sentimentale ricorda i personaggi dei film di Bresson dove a prevalere è la teatralità dei dialoghi; questi avvengono per la maggior parte all'interno di stanze e saloni con scenografie spoglie, pochissimi gli esterni, la fotografia è bella ma molto semplice, essenziale, che cosa c'è di interessante allora in questo affresco cosi' apparentemente freddo e vuoto? L'analisi dell'amore.
La protagonista Gertrud passa l'intera esistenza alla ricerca del più nobile dei sentimenti, ma passa la vita a cercarlo non perchè le manca, ma perchè è incapace di trovarlo, o meglio è incapace di trovare quell'amore al quale lei ambisce, quello totale, assoluto. Di questa assolutezza ne subiscono le conseguenze gli uomini che a modo loro l' hanno amata. Quando la passione prende queste forme, difficilmente non porta alla solitudine, Dreyer questo principio lo conosce bene, ed il percorso che fa seguire a Gertrud è esattamente questo, passione amorosa - delusione - sofferenza - castigo - sacrificio - solitudine - appagamento.
Il baratro che si apre sotto i suoi piedi dopo il rifiuto e l'abbandono da parte di Erland ( un giovane musicista per il quale lascia il marito ), la costringono ad una decisione per lei estrema: la resa. Dopo tanto cercare, la stanchezza e l'oblio prendono il sopravvento, le invadono l'anima. Un film come questo che si basa prevalentemente sui dialoghi va approcciato come una medicina amara, non è buona ma fa bene, provate a vederlo, magari non vi piacerà ma sicuramente ne trarrete dei benefici come bagaglio di esperienza.
amterme63  28/10/2007 16:11:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bellissimo commento Maia. All'inizio sono rimasto un po' spiazzato dallo stile del film, ma alla fine mi ha conquistato e addirittura mi sono commosso nella scena finale: quella stanza spoglia semplice ma così vissuta, con quegli oggetti che parlano solo stando appesi alla parete. L'immagine di Gertrud che saluta rimarrà fra le cose che ricorderò sempre volentieri con piacere.
Marco Iafrate  29/10/2007 19:02:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ti ringrazio amterme, confidavo nel fatto che avresti commentato questo film perchè ero curioso di leggere la tua analisi, che ho trovato, inutile a dirlo, perfetta e molto interessante. Mi trovo perfettamente in sintonia con le tue sensazioni, da un'iniziale perplessità il film pian piano mi ha catturato completamente proprio per quell'atmosfera di malinconico, di vissuto, di dolcezza, come sottolinei nel tuo commento. Speriamo di aggiungere nell'archivio dei ricordi altre perle come questa. Ciao.