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IL FIGLIO DI GIUDA regia di Richard Brooks

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amterme63     8 / 10  23/04/2009 23:02:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molti critici considerano questo film il capolavoro di Brooks. Anche secondo me è così (anche se non ho visto tutti i suoi film). Si tratta infatti di un film molto efficace nel rappresentare le sue tesi e i suoi messaggi, molto curato dal punto di vista tecnico e coronato da una formidabile interpretazione del protagonista da parte di Burt Lancaster, qualcosa di eccezionale. I sentimenti e le ragioni sono mostrati in maniera così chiara e netta che si riesce in parte a dimenticare la sceneggiatura piuttosto prevedibile e un po’ forzata. I caratteri, acquistando rappresentatività generale, perdono però un po’ di verosimiglianza. Rimedia però Burt Lancaster che riesce a dare a Elmer Gantry grande pathos e umanità e ne fa un personaggio che difficilmente si scorda.
E’ lui che domina il film. All’inizio se ne dà un ritratto da tipico americano avventuriero da strapazzo, pienissimo di verve e vivacità, dotato di notevole parlantina, amante dei piaceri ma sensibile ai valori supremi di religione, comunità e famiglia. Il film si diffonde in tanti piccoli particolari o episodi apparentemente secondari che ne offrono un ritratto vivissimo e ci mostrano di che pasta è fatto, come rappresenti un po’ l’americano tipo, diviso fra slancio spirituale/religioso e voglia di piaceri terreni (sesso e alcool).
La sua vita ha una svolta quando incontra Sharon, che oltre a essere una donna affascinante e bella è anche un’espertissima e scaltra predicatrice evangelica, paladina del movimento del Revivalismo, una delle tante sette religiose che predica una vita virtuosa e morigerata, tutta regolata sulla Bibbia, basata su regole certe e nette “volute da Dio”. Quello che conta nel suo modo di agire non è tanto quello che predica ma come lo predica e qui Brooks ci fa molto chiaramente vedere cosa c’è dietro tutto questo slancio etico: un’attentissima e perfetta organizzazione, agganci economici con qualunque potere (anche poco raccomandabile), un’apparato scenico e spettacolare che è la vera essenza del movimento. In altre parole viene creato un vero e proprio spettacolo per incantare e attirare la gente e predicare loro proprio quello di cui hanno bisogno; si va diretti ai loro bisogni, dando non una risposta realizzabile, ma una risposta viscerale e sentimentale. Tutto questo grazie alla forza del carisma personale, della parola e dell’apparato spettacolare in genere, che Sharon e Elmer Gantry sanno usare benissimo.
La gente che vive nella provincia profonda americana non ci fa assolutamente bella figura. Sono persone per lo più di poca cultura, tutti dediti al perbenismo esteriore e al vizio consumato di nascosto, i quali si lasciano facilmente abbindolare da persone molto capaci e scaltre che sanno bene come prenderle. Quanto sia efficace lo spettacolo, il carisma della persona eccezionale, la risposta diretta e emotiva che cala dall’alto, lo vediamo bene anche adesso sotto i nostri occhi grazie alla figura di Berlusconi che fondamentalmente usa gli stessi principi e metodi che usano Sharon e Elmer Gantry nel film per crearsi forza e seguito popolare.
Brooks ci mostra chiaramente cosa si svolge dietro le quinte del movimento, cosa spinge veramente i protagonisti a predicare. Altro che disinteresse e servizio totale per Gesù e il suo popolo! Le mire sono strettamente personali e puntano a ottenere potere e ricchezza. Soprattutto si mostra come le regole che dovrebbero valere per tutti non valgono però per i Capi, i quali predicano bene ma razzolano male.
All’epoca non si poteva però tollerare che il male avesse il sopravvento. Si affianca così ai protagonisti la figura del giornalista, che rappresenta un po’ il regista stesso. Lui non esita a smascherare tramite stampa la vera natura del movimento parareligioso. Lui almeno non si fa infinocchiare, conserva il beneficio del dubbio e del riscontro fattuale, non cede all’entusiasmo e al dovere di credere. La sua è una figura che ha però un atteggiamento ambiguo nei confronti dei due protagonisti predicatori. Anche se li critica e li considera pericolosi, ne subisce il fascino e prova una segreta ammirazione e attrazione verso la loro grandissima ed eccezionale forza interiore, verso la loro arte di incantare e esaltare gli animi umani. Diventa quasi amico dei due predicatori. E’ un po’ come adesso in cui molti oppositori di Berlusconi ne subiscono in realtà il fascino e segretamente quasi lo ammirano.
Purtroppo il film cede a esigenze di ristabilimento dell’ordine e di spettacolarizzazione tipiche dell’epoca. Ci pensa allora la sceneggiatura un po’ forzata a far cadere i protagonisti dalle stelle alla stalle, con quelli stessi che li osannavano che improvvisamente li vorrebbero linciare (altra frecciata contro il “popolo”). Il finale punisce i protagonisti ma allo stesso tempo ne salva in qualche maniera la figura umana e fa capire che il fenomeno dei predicatori/abbindolatori religiosi (e politici) è destinato a ripetersi fin quando non si riuscirà a formare una coscienza collettiva dubbiosa e salda allo stesso tempo, che squalifichi in partenza tutti quelli che pretendono di possedere la verità assoluta.
LoSpaccone  23/04/2009 23:09:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti per le doti di sintesi... scherzo, bel film, anche a me è piaciuto molto.
amterme63  24/04/2009 08:22:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai ragione. Ci sono troppe ripetizioni nel mio commento. Solo che quando scrivo vorrei esprimere tutto e in tutte le sue sfumature. Non sempre le persone hanno però la pazienza di seguire tutte queste elucubrazioni... Scusa se ti ho annoiato :-))
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  20/10/2011 21:50:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prova a cercare "L'ultima minaccia" sul mondo del giornalismo (credo) dicono sia bellissimo