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CABIN FEVER regia di Eli Roth

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Adriano Meis     7 / 10  17/07/2004 06:22:25 » Rispondi
Come mai tanto accanimento nei confronti di quest'opera?
Negli ultimi tempi stiamo assistendo all'uscita di numerosi film che fanno il verso a "Non aprite quella porta". Il filone è sempre quello degli slasher re-inaugurato da Scream che a sua volta omaggiava "Halloween".
Cabin Fever si unisce a " Wrong turn" e a "La casa dei 1000 corpi" nell'omaggiare il celebre capolavoro di Tobe Hooper (di cui va anche ricordato il recente remake). Ciò che da linfa a questo filone è l'immancabile autoironia e una sequenza infinita di citazioni.
In "Cabin fever" i riferimenti a "Non aprite quella porta" si trovano un po' ovunque basti pensare alla stramberia dei personaggi che i protagonisti sono costretti ad incontrare (il negoziante con il figlio cannibal-matrix, il vice sceriffo che senza baldoria proprio non può vivere), uniti a citazioni da "La casa" (uso della steady-cam nella soggettiva del cane), "La notte dei morti viventi" (il giovane sopravvissuto ucciso nel finale perchè scambiato per un malato) con un ritratto complessivamente Lynchiano della provincia americana.
Volendo criticarlo si potrebbe dire che rappresenti un semplice esercizio di stile infarcito di rimandi ad altri cult e quindi senza una vena creativa propria... ma anche sotto quest'ottica possiamo osservare come venga rivisitato lo stereotipo dello slasher che vuole la presenza di un mostro (quasi) invincibile o di un assassino mascherato a fare man bassa di omicidi: quì l'assassino è un virus... ma a ben vedere la "febbre della baracca" (Cabin fever) non uccide quasi nessuno, sono infatti gli stessi personaggi ad uccidersi tra di loro prima che lo faccia la malattia.
Insomma, il film di Eli Roth è un generoso omaggio ai classici del genere horror serie B anni 70 e allo slasher in generale con trovate ironiche azzeccate (una su tutte "il fucile per i negri" che chiude un finale che più sbeffeggiante non si può) e la speranza che il regista (anche sceneggiatore) possa contribuire alla nascita di un NUOVO ciclo horror che non si limiti a citare il passato.