tylerdurden73 7 / 10 17/05/2010 15:52:25 » Rispondi Non si può evitare di annoverare "Django" tra i più famosi spaghetti-western. Diretto da Sergio Corbucci mostra già nell'ambientazione desolata e fangosa uno spunto originale non proprio consono al genere,tanto quanto l'arma che si porta in giro all'interno di una bara il protagonista.Django, interpretato da Franco Nero, ricorda esplicitamente la fisicità e lo sguardo magnetico di Clint Eastwood,il noto del texano dagli occhi di ghiaccio. Corbucci infatti, pur cercando proprie vie narrative, non manca di omaggiare ed accodarsi a basi assodate per raccontare una storia più volte implausibile ma dotata della giusta agilità narrativa, unita ad una pregevole alternanza tra sparatorie e momenti più statici. Crepuscolare nella messa in scena Django è rappresentato mediante una visione molto umana e fallace,Corbucci non insiste sulla glorificazione dell'individuo e della sua dura predisposizione,la figura presentata è più attinente all'antieroe di frontiera che mostra grande familiarità con la violenza senza apparire come inappuntabile paladino della giustizia.Nella definizione del personaggio e in tutta la ferocia che gli ruota attorno vertono i maggiori spunti di interesse della pellicola,impreziosita da alcune splendide sequenze (quella d'apertura su tutte) e dal tormentone di Luis Bacalov.