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GETAWAY! regia di Sam Peckinpah

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amterme63     8 / 10  02/02/2010 22:59:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Prima di tutto è un ottimo film di azione che coinvolge e non annoia. Al primo posto c’è infatti la progressione emotiva, l’identificazione con l’eroe e la trepidazione per le sue vicende. Da questo punto di vista il film non delude. Azioni, inseguimenti, sparatorie, colpi di scena e sorprese vengono profusi a volontà. Tutto rimane comunque nell’ambito del credibile e del plausibile, dote rara in questo tipo di film.
Poi ci sono tante considerazioni generali da fare; soprattutto in base al comportamento e alle scelte dei personaggi, ma anche per le tante scene apparentemente secondarie o casuali (molte con bambini) che Peckinpah ha disseminato pure in questa opera.
La sfondo anche di questo film è il ritratto di una società marcia fin nelle sue istituzioni (vedi il personaggio del direttore del carcere). Date queste premesse di effettiva prevaricazione diffusa a tutti i livelli, l’unica difesa o reazione possibile è quella di non farsi tante storie o remore sui mezzi da impiegare per sopravvivere. Il furto plateale e organizzato da parte di gente normale non è tanto peggio del raggiro coperto o della truffa effettuata da gente potente o perbene. Si è quasi costretti a uccidere o a far fuori il nemico senza pietà se non si vuole ricevere lo stesso trattamento. Insomma, la pietà e la bontà non pagano (da questo punto di vista Tarantino è il grande erede di Peckinpah). C’è però un limite. Questi atti “estremi” vanno usati solo in certi casi e a ragion veduta, non devono diventare normalità di vita o semplice gusto sadico, altrimenti si scade davvero nel bestiale. Nel film accanto al protagonista Doc, il quale usa i mezzi violenti solo se necessari ed è persino una persona molto affabile e gentile, c’è il personaggio di Rudy, un tipo rozzo e volgare che tiranneggia in maniera sadica un debole e passivo veterinario.
La violenza comunque è dappertutto e persino i bambini ci sono assuefatti. In pratica nel presente si ripresenta il modello dei paesini western dove la gente si trovava impaurita e inerte di fronte alla violenza. Solo che adesso non assiste più passiva, se può denuncia, partecipa all’ideale di difesa collettiva lanciato dai mezzi di informazione pubblica. Questa è la vera novità del presente, il segno del tramonto dei tempi eroici delle imprese individuali. Per di più accanto ai delatori fifoni ci sono delle persone deboli e meschine che non meritano pietà (il veterinario e sua moglie – situazioni riecheggiate in “Natural Born Killers”).
Sotto, sotto quindi questo film è l’ennesima celebrazione dello sfrenato individualismo americano, temprato comunque da alte idealità (il senso di amicizia e l’affermazione dei legami affettivi, qui fra Doc e sua moglie Carol) e dal fine nobile e utopico di una vita libera e serena, via dal marciume sociale (come nella Ballata di Cable Hogue).