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L'ORO DI NAPOLI regia di Vittorio De Sica

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ULTRAVIOLENCE78     7½ / 10  25/02/2009 20:12:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vittorio De Sica rende così il suo tributo alla amata Napoli: mettendone in evidenza pregi e difetti, tradizioni e usanze, debolezze e vizi, ma sempre in un’aura di amorevolezza che rende il popolo partenopeo, anche quando ne vengono messi in luce i lati meno positivi, sempre adorabile. Ed è proprio questa connotazione che De Sica vuol far emergere –riuscendoci- dal racconto, e nella quale ben può essere ravvisata la migliore virtù, l’oro –appunto- a cui allude il titolo. Che poi parlare di Napoli potrebbe anche equivalere a parlare di tutto il mondo, come afferma Eduardo De Filippo, questo è un altro discorso.
Gli episodi più comicamente riusciti sono quello introduttivo, che ha per protagonista un Totò alle prese con un signorotto invadente, simbolo di una tendenza prevaricatrice del più forte a cui è pressocchè impossibile sfuggire; l’ultimo, ove gigioneggia una grande –manco a dirlo- Eduardo De Filippo, e nel quale la creduloneria si confonde con la saggezza tipicamente popolare; e poi quello centrale che ha per protagonista uno spassosissimo De Sica, che si permette di giocare con il suo noto vizio, ironizzando su di esso e prendendosi in giro nel confronto con un ragazzino che si dimostra ben più sagace e maturo dell’adulto.
A spezzare l’atmosfera di goliardia è “il funeralino” che, descrivendo un corteo funebre in onore a un bambino defunto, aggiunge una nota di profondo lirismo, a un tempo delicato e toccante.
Meno convincenti invece, a mio avviso, la storia che ha ad oggetto la disavventura della “pizzaiola” Sophia Loren e quella di “Teresa”: nella prima si sente la mancanza dell’attore da commedia di prim’ordine; la seconda, forse troppo forzatamente malinconica, si presente invece poco organica rispetto all’impianto comico del film.