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PROFUMO - STORIA DI UN ASSASSINO regia di Tom Tykwer

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amterme63     7½ / 10  16/01/2014 22:06:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un ottimo film, il cui valore si fonda soprattutto su una forma visuale "scura" molto suggestiva ed efficace. Per il resto appartiene a pieno titolo alla categoria dei film classici di stampo "monumentale", quelli in cui sono gli effetti visivi e i temi narrativi portati agli estremi che catturano lo spettatore, letteralmente lo "ingoiano", giocano con le sue paure e le sue emozioni in maniera quasi "crudele", dando poco respiro.
Tenendo presente questa esigenza, questa mira (coinvolgere fino in fondo lo spettatore in vicende, stati d'animo, avventure speciali e fuori della norma), si può "perdonare" le tantissime incongruenze, le illogicità, le scappatoie narrative. In questo tipo di film si può tranquillamente sospendere il giudizio di verosimiglianza e plausibilità, a favore dell'effetto complessivo (che coglie pienamente nel segno). Protagonista è il mezzo rappresentativo, più che la storia in sé nel suo significato e nel suo svolgimento.
In qualche maniera "Profumo" si ricollega all'estetica dark alla Tim Burton e anticipa "Sweeney Todd". Molto simile infatti è l'ambientazione in città di fantasia ricostruite in studio e avvolte da una perenne notte invernale (il prototipo è Gotham City, infatti la Parigi ricostruita in "Profumo" non ha niente a che vedere con la Parigi del '700, molto più solare e godereccia, anche fra i ceti più bassi). Simile è anche l'eroe cattivo-non cattivo ("cattivo" perché giustificato dall'abbandono e dall'esclusione da parte di una società forse più cattiva e negativa di lui) con la sua ambiguità di fondo. Simile è il ricorso a cliché di natura punk-espressionista, nonché all'estetica del brutto e dell'imperfetto (Grenouille non ha l'aspetto del "bello" e del "forte").
Per il resto si seguono i canoni sicuri e ben sperimentati dell'eroe romantico maledetto, quello che si ammira detestandolo, di cui si freme e si tifa per la sua sorte ma che deve meritare alla fine la "giusta" punizione, o almeno una tragica fine.
Insomma c'è molto di scontato e di prevedibile nel film, pur dovendo ammettere che i mezzi utilizzati e le modalità sono comunque di classe e di prim'ordine.
Sul lato del messaggio purtroppo non c'è molta chiarezza. Si dedica poco spazio all'analisi dell'animo del protagonista. Perché lo fa? Qual è lo scopo? Cosa lo spinge? Cosa lo rode? Quali ambizioni ha? Solo fra le righe si riesce a capire la sua solitudine, la sua voglia di riscatto, il suo titanico tentativo di raggiungere quello che nessuno prima di lui ha raggiunto. Ma questo rimane comunque fra le righe, non è ben espresso.
Fra le righe ed espresso in maniera indiretta rimane anche il costrasto sociale fra la povertà estrema e degradata e il mondo del lusso e dello sfarzo, contrasto che sembra non toccare Grenouille nel suo atteggiamento postmoderno di invasato da un'ossessione. Qualcos'altro filtra, lo si può tirare fuori indirettamente fra le maglie delle splendide visioni filmate; principalmente l'idea che il bene è indissolubilmente legato al male, che l'amore universale, l'annullamento degli istinti aggressivi ha un costo e deriva dal dolore, dal sacrificio, dall'annullamento individuale, dalla morte. Eppure questa visione di amore, di pace, di armonia, di estasi non tocca Grenouille, non lo smuove minimamente, non lo coinvolge, non sa cosa farsene. Tutto per niente, quindi. Raggiunto lo scopo (creare il "profumo perfetto"), non ha più ragione di esistere: un altro eroe inutile, fine a se stesso.
Non lasciano altro le splendide immagini di "Profumo".