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NUOVOMONDO regia di Emanuele Crialese

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Beefheart     7½ / 10  22/11/2007 15:40:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buon film documentaristico, che riesce a raccontare in maniera efficace quella che era la visone del leggendario "mondo nuovo", l'America, per gli emigranti, o aspiranti tali, del sud-italia ad inizio 1900. In più di un passaggio, al tratto realistico si affianca una originale e funzionante contaminazione onirico-surreale che esplicita una volta di più quella che era la percezione, rigorosamente distorta e fuorviante, che gli interessati di allora (generalmente contadini e pastori bifolchi) avevano circa le abbondanti opportunità da sfruttare se solo avessero intrapreso il lungo viaggio verso la nuova terra. Un film nel quale si racconta la dimensione degli italiani ad inizio secolo scorso (e quella degli emigranti in generale, anche odierni, anche verso l'Italia stessa): un popolo di gente semplice, ignorante e credulona, ma spesso onesta, ben intenzionata ed alla comprensibile ricerca di qualche forma di ricchezza che possa migliorarne le sorti. Il prezzo da pagare è altissimo: abbandonare le proprie case, le proprie origini e le proprie radici ed accettare di affrontare un viaggio senza ritorno verso realtà e compromessi mai conosciuti prima. Una situazione unica, estrema, difficilmente comprensibile sino in fondo se non vivendola direttamente, eppure, in questa pellicola, resa decisamente chiara e percettibile dalla magistrale interpretazione degli attori e dalla loro conduzione. Vincenzo Amato ed Aurora Quattrocchi, nelle parti rispettivamente dei protagonisti emigranti Salvatore Mancuso e madre, forniscono una prova semplicemente superlativa ed assolutamente convincente. Azzecatissima anche la scelta di
mantenere il più possibile l'integrità dei personaggi e del contesto nel quale sono calati facendoli parlare in un inevitabile siciliano stretto, mitigato dai sotto-titoli. Ad onor del vero devo annotare qualche semplificazione non proprio credibilissima, come l'eccessiva facilità con la quale la britannica Luce riesce a capire ed interloquire con le donne, sue compagne di viaggio, che parlano tra loro e si rivolgono a lei in un vernacolo agrigentino quasi sempre incomprensibile anche per un italiano non siciliano. A parte questo, lo spettacolo resta assai godibile anche da un punto di vista prettamente visivo grazie alle pregevoli inquadrature, ad un'ottima fotografia (sempre piuttosto tenue e mai aggressiva) ed alle suggestive location e scenografie di ambientazione.