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NUOVOMONDO regia di Emanuele Crialese

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kafka62     7½ / 10  16/05/2018 10:06:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Assistere alla proiezione di un film di Crialese è un'esperienza affascinante e singolare, perché vi si possono plausibilmente rintracciare, mescolate tra loro, suggestioni tanto del Visconti de "La terra trema" quanto del Vigo de "L'Atalante". Senza scomodare definizioni come "realismo magico", in "Nuovomondo" assistiamo al viaggio della speranza in America di una famiglia di meridionali, raccontato con un verismo tale che quasi si possono annusare gli odori pesanti degli affollati dormitori sulla nave o sentire sulla propria pelle le umiliazioni subite dagli immigrati durante gli "esami" di ammissione a Ellis Island, verismo però corretto da sorprendenti intermezzi fantastici in cui i personaggi immaginano di nuotare in un candido mare di latte attraversato da ortaggi giganteschi. Realtà e illusione sono pertanto i due poli dialettici che il film attraversa, dallo scabro e pietroso esordio in terra siciliana sino al lirico finale ritmato dalla musica di Nina Simone. In mezzo c'è il lento e meticoloso dipanarsi del viaggio: la vendita degli animali per comprarsi scarpe e abiti civili, l'addio alla casa natia, il disorientante arrivo al porto di imbarco, la tempesta in alto mare, fino all'approdo nell'"anticamera" del Nuovo Mondo. L'America però non si vede mai: la nebbia, il giorno dell'arrivo, copre i grattacieli di New York, e perfino le finestre di Ellis Island sono opache, impedendo lo sguardo alla tanto agognata Terra Promessa. Vincenzo Mancuso troverà sì la moglie in una misteriosa ragazza inglese conosciuta in nave, ma perderà molte delle illusioni su ciò che attende al di là dell'oceano la sua famiglia. Se la maggior parte del film è claustrofobico, illuminato da una fotografia buia e sporca (tutto il contrario di film come "Titanic" o "La leggenda del pianista sull'oceano"), pure molte scene hanno un respiro epico e solenne: la scalata della montagna a piedi nudi e con un sasso in bocca per chiedere al crocifisso se è opportuno partire o rimanere; la partenza della famiglia Mancuso per la città, sotto un cielo plumbeo, a bordo di un carretto; la folla degli emigrati assiepata sulla nave alla partenza che si svolta sbigottita al suono mai ascoltato prima della sirena; la visione dei corpi ammassati sul pavimento dopo la notte di tempesta. Crialese possiede il piglio del narratore di razza e con "Nuovomondo" dimostra di avere il coraggio di volerlo mettere in gioco, come pochi altri registi sanno fare (in Italia forse solo Amelio), per percorrere territori cinematografici scomodi, o talmente sfruttati in passato fino a diventare degli abusati stereotipi o evitati dall'industria per mancanza di un'adeguata spettacolarità, fino ad estrarre dai suoi personaggi quell'umanità semplice, schietta e antiretorica che aveva già fatto grandi in passato le opere di Rossellini, De Sica e Visconti.