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L'AMICO DI FAMIGLIA regia di Paolo Sorrentino

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JOKER1926     7½ / 10  13/12/2013 00:38:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono vari i procedimenti che rendono immortale un film; alle volte basta persino una canzone messa in uno specifico momento. Altre, invece, è la storia a fare la differenza. Ma un film, quando alza la voce, lo fa anche grazie ad un grande attore in un grande ruolo.

Nel film di Paolo Sorrentino, "L'amico di famiglia", sbanca Giacomo Rizzo che nei panni di Geremia dè Geremei strabilia tutti e tutto e porta l'icona cinematografica direttamente sulle stelle.
Logicamente gli automatismi che determinano il successo incredibile di un bravo attore, ma non infinitamente famoso, sono dettati anche da una complessa e debordante macchinazione di sceneggiatura.
In poche parole Geremia dè Geremei gestisce una normale sartoria, ma i veri fatturati, quelli economicamente importanti, riguardano da vicino le usure. Usure gestite, quando è il caso, con una violenza che spesse volte diventa psicologica. Il personaggio di Giacomo Rizzo, secondo sceneggiatura, ha nel suo apparato concettuale una serie di paradossi e contraddizioni che lo rendono un inno di trasversalità e di unicità che non possono farlo scordare.
Nell'arte di unire tutte le cose insieme ci pensa Sorrentino che questa volta, a livello di virtuosismi, non si sbilancia smodatamente. Quindi ci guadagnano tutti e la "spettacolarità" e lo staticismo artistico ha acmi ridotti ma sono chirurgici nell'esaltare l'usuraio napoletano.
Con "L'amico di famiglia" la trama si schiaccia a favore di una sceneggiatura che si allarga e si distende su ogni suolo, in ogni spazialità. Poi i dialoghi e gli aforismi pronunciati da un incredibile Rizzo vanno a cristallizzare, ulteriormente, la figura. Ad ogni modo, in qualsiasi circostanza, lo strozzino sale in cattedra come un poeta illogico. I giochi di colore e l'espressionismo della scena, quello dell'abitazione, propone piccole grandi enfatizzazioni che nel contesto appaiono essere se non geniali perlomeno intonate.
I punti di totale epicità si raggiungono più volte. La sequenza dell'abito (con Laura Chiatti) rimanda alle concezioni del non confondere mai l'incerto con l'impossibile. Lo platea già è estasiata. La marcia trionfale prosegue anche tramite sequenze diverse ma pur sempre della stessa pasta. Alcune parlate, circa l'immortalità fanciullesca, già rientrano nella metafisica del linguaggio.

"L'amico di famiglia" è un gioco di sponda, di pregevolissima fattura. Un attore nella prova della vita e in un ruolo geniale amalgamati in una sceneggiatura pazzesca sono i primi e i più importanti enti che pilotano Sorrentino verso un volo ad ali aperte...