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L'AMICO DI FAMIGLIA regia di Paolo Sorrentino

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Invia una mail all'autore del commento thohà     8 / 10  20/05/2007 14:40:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un matrimonio in programma e i soldi mancano. Ma c'è qualcuno disposto a prestarteli: Geremia.

"Vienimi a cambiare la padella, puzza". - "Hai scelto la confezione macro o micro?" - "Macro".
Questa è la sua vita. Una casa fatiscente, una madre allettata, niente parenti ed è pure brutto, ripugnante, viscido, ma dalla parlantina fluente ed una certa bassa intelligenza tutta puntata sul soldo, sull'avidità, sull'interesse.
Fa prestiti a strozzinaggio a della povera gente, cammina a passetti, lesina anche quelli. Si nega tutto e nega tutto anche agli altri, nessuna comprensione, scrupolo o cedimento.
"Lui ti segue passo a passo. Si preoccupa per te. E' pronto ad ascoltare i tuoi problemi. Se vuole, se sta di buon umore, chiude anche un occhio sui tuoi ritardi. Insomma, diventa un amico di famiglia". - "E questo è un bene o un male?". - "Tutti e due. Quando hai un amico di famiglia te lo trovi accanto quando serve ma, purtroppo, anche quando non serve". - "Però tu me lo consigli. E' umano?". - "Ohhh, troppo. Irascibile, tirchio, falso, vendicativo, logorroico. Ed è bruttissimo. E non ha un buon odore, suda molto".

Ottimo Giacomo Rizzo, perfettamente calato nella parte. Sa essere ripugnate quanto basta. Non si accorge di chi gli sta intorno, sono solo possibili esseri da sfruttare al momento giusto.
"Senti, Geremia. Devo farti una domanda. Ma secondo te, siamo amici noi?" - "E' un'eventualità alla quale non avevo pensato".
E' una risposta più che sufficiente per un finale cinico quanto il protagonista, che non rispetta la famiglia, la vecchiaia, la disperazione e nemmeno l'amore.
"Il mio ultimo pensiero sarà per voi".

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