Ciumi 8 / 10 15/06/2010 15:14:26 » Rispondi Senza dubbio è stata una piacevolissima sorpresa. Sì perché a tratti sembra davvero di scorgere, tra le maglie molto semplici di questo racconto, la sensibilità dei grandi maestri giapponesi del passato, e di Mizoguchi in particolar modo. Dicevo della semplicità, e quasi elementarità, della storia. Ma un'intensa modestia è posata dappertutto, sui personaggi, dentro ai luoghi - le gote rosse delle bambine, il calore mogio del focolare e l'umile tranquillità delle campagne. E il tono è ovunque basso, sommesso. Del resto, la malinconia che si respira è già annunciata in quel soprannome, Crepuscolo, dato al protagonista. Non c'è vigore nemmeno durante i duelli: tutti gli interessati, per diverse ragioni, sono riluttanti a combattere. C'è invece una contegnosa stanchezza, sin dalle prime mosse - la fatica del vivere e del lavoro quotidiano, il peso dei fallimenti, della fame, della povertà, il senso del dovere - che solo il pensiero di casa, e dei semplici affetti, saprà vincere e motivare.