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THE BLACK DAHLIA regia di Brian De Palma

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Cagliostro     7½ / 10  04/10/2006 05:01:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Chi ha letto il romanzo di James Ellroy potrebbe restare deluso da questa trasposizione. Brian De Palma, ma forse più di lui Josh Friedman in quanto autore della sceneggiatura, sembra voler imboccare una strada e poi, improvvisamente, decide di seguirne un'altra. Inizialmente il film è una fedele trasposizione del romanzo di Ellroy di cui vengono letteralmente citate pagine intere, ma poi la caratterizzazione di alcuni personaggi primari e lo stesso corso degli eventi vengono completamente stravolti. The Black Dahlia in alcune sue parti tende ad edulcorare i contenuti dell'opera di Ellroy, in atri riesce ad essere più cinico e più inesorabile del romanzo stesso.
Ciò premesso, il film diretto da De Palma è un opera di discreta levatura. Un noir intenso senza eroi. In una Los Angeles dell’immediato dopoguerra, dominata da una Hollywood ladra di sogni e dispensatrice di disillusioni e di miserie umane, la corruzione ha crepato ogni cosa a partire delle “Stanze del Potere”, ai poliziotti che durante la rissa iniziale anziché sedare le violenze scommettono sui riottosi, al mercato del sesso che si cela dietro le audizioni di giovani aspiranti attrici. Ulteriore simbolo di tutto questo degrado sono le case edificate con i materiali di scarto dei set cinematografici. I personaggi strisciano per le strade e all’interno della vita stessa della città come i topi nelle fogne; peccatori senza speranza né desiderio di redenzione, perseguitati dai loro fantasmi personali, dalle loro debolezze e dalle loro ossessioni.
Il ritmo del film è incalzante e la trama è avvincente, anche se potrebbe risultare un poco dispersiva a chi non avesse letto il libro.
Le regia di De Palma è molto buona, anche se non ottima. Si tratta di un regista che riesce sempre ad esaltare la forza visiva dell’immagine e con essa sa sedurre il pubblico. Fra momenti in cui la macchina da presa ruota di trecentosessanta gradi e vari piani sequenza, vi sono tre sequenze particolarmente eleganti e raffinate. La prima è il ballo all’interno del locale lesbo, la seconda è la lunga soggettiva in cui Bleichert incontra la famiglia di Madeleine, e la terza è quella della resa dei conti notturna al rilascio di De Witt. Assai interessante anche l’incontro di pugilato fra i due poliziotti. Esso è parafrasi di quella Los Angeles del 1947: il machismo di due moderni gladiatori che lottano in un’arena, intrisa di violenza e permeata d’intrighi e d’imbrogli intorno ai quali circolano molti soldi, sotto gli occhi di una platea maniacalmente curiosa del sangue altrui.
Una regia che rende anche omaggio al Cinema, densa di citazioni e di autocitazioni.
Molto bravi tutti gli interpreti. Fra tutti primeggia la Swank, insolitamente sexy e seducente, nel ruolo dell’ambigua e misteriosa Madeleine, un’affascinate dark lady.
Eccellente anche il lavoro di Dante Ferretti che offre un’opera scenografica semplicemente perfetta.
Un errore mi ha colpito ( ma potrei essermi sbagliato) all’inizio la mano ferita della Dalia Nera è la destra, ma quando si assiste al modo in cui lei si è procurata tale lacerazione, m’è parso che fosse inquadrata la sinistra.
Comunque sia non è certo questo il punto debole del film, bensì, come accennato sopra, la sceneggiatura. Le tematiche dell’ossessione, delle ambiguità familiari, dei sogni e delle disillusioni, così come le passioni più sfrenate ed insane, sono affrontate energicamente dalla regia, ma troppo superficialmente dalla sceneggiatura. Questo fa anche perdere alla pellicola quel fascino, che ha decretato il successo del libro, e quel pessimismo di fondo che permea tutta la vicenda.
Inoltre si ricordi che l’omicidio di Elizabeth Short, cui si ispirano libro e film, è un fatto di cronaca realmente accaduto e rimasto ufficialmente insoluto. Fu un delitto di una brutalità e di una violenza inaudite e non si trattò di un omicidio seriale. All’epoca ebbe una totale copertura mediatica, e la popolazione seguì gli sviluppi delle indagini proprio come oggi segue le soap opera. Di tutta questa esaltazione e del terrore, che questo assassinio suscitò nell’opinione pubblica, nel film non ce n’è traccia.
The Black Dahlia è decisamente un buon noir e ne consiglio la visione. Tuttavia avrebbe potuto essere sviluppato in modo assai migliore.
Ne consiglio la visione anche a chi ha letto il romanzo di Ellroy, a meno che non si ricerchi una completa fedeltà al testo, che, come accennato, non c’è. Ma in fin dei conti lo stesso Ellroy durante un’intervista in cui gli chiesero le sue impressioni sul film, all’epoca ancora in lavorazione, ha dichiarato: “Mi sembra fottutamente buono!”.
Constantine  10/10/2006 12:59:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sono completamente d'accordo con te un commento prezioso.
Cagliostro  10/10/2006 17:53:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie, sei gentile.