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THE BLACK DAHLIA regia di Brian De Palma

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6½ / 10  01/10/2006 14:50:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Devo dire che, all'indomani della mia impressione suscitata alla Mostra del Cinema, mi aspettavo che le mie riserve fossero completamente smentite: non è stato così e se i fan di De Palma hanno trovato l'operazione "black dalhia" quantomeno discutibile, vuol dire che il film ha qualcosa che non funziona.
L'addattamento di Ellroy è tutto sommato piu' che dignitoso e ... basta, e per varie ragioni.
De Palma stavolta si perde (ma non è la prima volta) in uno sterile manierismo, ossessionato dal bisogno di ricreare le atmosfere languide e introspettive dei noir classici, ma è tutto assai incoerente, specialmente quando è necessario superare l'onda temporale di tanti decenni di cinema : nel divario tra passato e presente, l'ostentazione del glamour da una parte e l'irritante rappresentazione della contemporaneità stilistica (insopportabili. diciamo, i provini soft-core della - finta? - "dalia nera") mostra eloquentemente quanto l'abilità registica di De Palma sia vacillante.
Ma non è una critica a un certo tipo di cinema: è il modo di fare "questo cinema" che non funziona, a differenza di un'opera per certi versi insuperabile come "untouchables".
Non ho letto il libro di Ellroy, tuttavia posso (credo) esprimere le mie perplessità sulla realizzazione dello script, dove è poco approfondita l'amicizia tra "ice" e "Fire" (Lee/Dwight), e soprattutto è ignobilmente rimosso quel senso di perdita della realtà di Dwight, nel momento decisivo in cui sa di non potersi fidare piu' di nessuno.
La Kay della Johansson non aggiunge nulla alla sua carriera cinematografica, anzi probabilmente lei da il meglio di se' fuori dai ruoli convenzionali di fatalona (ancora oggi le sue migliori prove sono "la ragazza dall'orecchino di perla" e "lost in translation"), la Swank ancora una volta stupisce (ma non del tutto in sintonia) con la sua dark lady saffica.
Mia Kirshner - provini sexy a parte- è invece convincente in pieno, ed è probabilmente l'unica che non provi a vivere in un dejavu di sguardi fatali e bottiglie di whisky raccolte per terra... probabilmente cio' è dovuto anche alla particolarità del suo personaggio.
Esercizio stilistico, dicevamo, e come tale impeccabile.
Con diverse incongruenze e lacune, per inciso la madre alcolista della Swank, la sua famiglia, la sparatoia in casa, tecnicamente superba per l'omaggio non dichiarato a Welles (forse "L'orgoglio degli Amberson"?) ma che rischia spesso di cadere nella caricatura.
Il film, comunque, non scalda il cuore e non appassiona mai veramente: neanche quando apre scenari inquietanti tipo la citazione dell'Uomo che ride con C. Veidt che dovrebbe/potrebbe essere una chiave di lettura anche per chi non ha letto il libro ma è un'ulteriore ostacolo alla sua comprensione.
Sorvolo sul patetico Hartnett, bello senz'anima, che tenta disperatamente di essere Bogey e finisce per sembrarne una sua parodia
Poi, per dirla tutta, De Palma cita abilmente se stesso, come la scena à la Einsenstein di Untouchables, e la solita galleria di voyeurismo raffinato e forse "sublimale" (il Lynchiano night lesbico con kd lang in smoking - ? . mentre intona un meraviglioso evergreen - Calvin Klein docet?).
Insomma, malgrado tutto un buon film di genere, ma privo di quel tocco magico che un'operazione del genere avrebbe potuto dare
Archiviato tra i tanti capolavori mancati
Luca81  02/01/2007 11:18:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come al solito straordinariao commento come
sempre.complimenti comunque.
Adesso aspetto il tuo commento per "the prestige"