caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA PRIMA NOTTE DI QUIETE regia di Valerio Zurlini

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
JOKER1926     7½ / 10  21/07/2010 16:50:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Negli archivi cinematografici italiani dimenticati e irritantemente sormontati da rozze e prevedibili pellicole degli ultimi tempi veri affreschi d’arte, come “La prima notte di quiete”, non mantengono e non ottengono robusta acclamazione e sonorità in questa nuova epoca fatta da film italiani davvero sbalorditivi sul piano squisitamente negativo senza trama e senza morale... Ed ecco che i cinefili evocano il passato fatto da splendori e gloria, spesse volte però dimenticati…
Ed ecco alla regia un prodigioso Valerio Zurlini dirigere i fili di una storia incredibile, signori ecco a voi “La prima notte di quiete”.
Zurlini perfetto in primis sul piano tecnico con una fotografia bellissima e unica, segue poi un ottimo lavoro con la macchina da presa e come dimenticare le scene “scolpite” o meglio “pennellate” con la camera (specie verso il finale) con Daniele e Vanina abbracciati e ripresi in diverse e amorose posizioni.

Per questo film del 1972 scelta come località Rimini, bellissima città italiana per l’occasione velata in una cornice pressoché inedita e tenebrosa; a mandare in estasi il pubblico un Alain Delon che attraverso le sue battute, le smorfie e ad una quasi sprezzante eleganza e postura marchia e simboleggia il magnifico stampando “manuali” comportamentali chimerici.
Insomma quella di Delon e’ la perfezione dello stile, da solo già tratteggia mezzo film!
La pellicola e’ un affresco e un ritratto di una società misera ove a tutti i livelli alberga una malattia, quella del denaro e di una miserabile e paranoica voglia di strafare che si riscontra in determinati personaggi come il fidanzato di Vanina.
Oltre la materia nasce e si sprigiona una matta voglia di evasione, di spiritualità collimante in sontuosi strati di amore, passione, cultura e poesia connubio, punto di intreccio fra Vanina e Daniele Dominici.
L’amore per la letteratura, per la bellezza rendono, classificano Daniele come un esteta, un po’ come D’Annunzio, in cerca di splendore, fra (magari) contraddizioni e malinconie, dietro un maglione “opaco” e un cronico e pesante cappotto color cammello, una sigaretta sempre fra le labbra rendono il professore un poeta ossessionato e sterminato, da scoprire ed amare.

“La prima notte di quiete” presenta una prima parte davvero scoppiettante, la presentazione di Dominici e’ da guida pratica, i dialoghi di classe e l’introduzione nella feccia della società fra alcool e menate di carte in un alone fetido e di poca speranza troveremo un vile antagonista, l’amante di Vanina, ricoperto di soldi e con tanto di macchine e villa.
La vita “professionale” di Dominici dalla regia viene accantonata, in risalto quindi la vita “parallela”, “secondaria” di Daniele che come un topo entra in oscuri meandri ma senza mai vacillare in modo tremendo e nonostante tutto mantenendo la luce della ragione sempre accesa e pregando ed assimilandosi in una passione pura, l’amore emblema e sinonimo di Vanina, ragazza sfortunata e come una trottola innescata in un circuito chiuso che lascia solo le briciole.
In definitiva quella di Valerio Zurlini e’ un’analisi introspettiva geniale, come dimenticare Spider che a tratti e’ ambiguità e in altri e’ sontuosità intellettuale; senza poi tralasciare la mamma di Vanina donna negativamente incredibile, ottimo lavoro di Zurlini che architetta dialoghi e icone ineccepibili e psicologicamente profonde e mai ordinarie.

“La prima notte di quiete” procede attraverso una grande sceneggiatura tetra e poetica, Zurlini cerca sempre di far coincidere la passione e l’amore nella letteratura e nell’arte in genere (ed e’forse accademico e fin troppo inutile evidenziare le scene a tal proposito); dall’inizio alla fine lo spettatore e’ estasiato da sequenze magnifiche e di grande impatto mediatico, tutto attraverso un ritmo altissimo che dopo tutto intratterrà degnamente qualsiasi spettatore giungendo poi ad un finale stupefacente dalle sequenze del treno che nascondono un qualcosa di vago e chimerico fino alla parte terminale secca e drammatica che lascia l’amaro in bocca a tutti ma e’ questo il perfido e imprescindibile punto di forza del Cinema in generale.

La prima notte di quiete poeticamente e intellettualmente simboleggia la fine della vita e l’inizio della morte, il solco fra mente e buio, si annientano i sogni e si “vive” leggeri lontano da pensieri e concetti troppe volte sinonimo di oppressione e delusione… Dominici naviga come la barca a inizio film verso scenari forestieri ove non esiste luce ma inquietudine e inverno…

JOKER1926