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ALBANIA BLUES regia di Nico Cirasola

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Darkel     10 / 10  18/02/2007 20:12:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ieri notte rincasando verso le 4 di mattina ho avuto modo di vedere sul satellite lo stupendo "Albania Blues", storia pulp-satirico-felliniana che racconta la storia di un antennista TV pugliese (interpretato dal regista, che si rivela anche un simpatico attore). Circuito da una bella ragazza, ospita in casa sua una gang di albanesi clandestini entrati in combutta con un mafioso siciliano dall'improbabile accento milanese.
Durante tutto il film, il nostro antennista viene contattato ripetutamente sul cellulare dalla moglie (che lo cornifica) e dalla madre, a cui chiederà: "hai cucinato le orecchiette con le cime di repa?".
Ovviamente le chiamate della madre arrivano sempre inopportunamente, ad esempio durante una cena romantica con 2 belle figliole albanesi, o nel bel mezzo di un affare mafioso per la vendita illegale di acqua potabile.
Sullo sfondo i paesaggi agresti e piatti del tavoliere e una radio che ripete ossessivamente sempre le solite 2 notizie: "sbarco di albanesi sulla costa pugliese" e "bottiglie d'acqua avvelenata da dei terroristi nei supermercati".
Film che comincia come realista e coerente, anche un po' patetico forse, e che acquista ritmo gradualmente con l'apprizione graduale di personaggi e situazioni sempre più surreali, come il sosia albanese di Celentano, che balla e canta nei momenti più impensabili delle macchinazioni mafiose.
A dare un tocco finale apocalittico-felliniano, arrivano poi anche un gruppo di squotter dei centri sociali che decide di okkupare la grande casa del malcapitato protagonista, per farne un laboratorio artistico.
Da apparezzare sopratutto come tutte queste situazioni poetico-surreali sono sempre sostenute da una satira sociale, che racconta con acutezza le isterie e i paradossi del nostro tempo viste da una "terra di frontiera della globalizzazione", l'agreste tavoliere pugliese catapultato forzatamente nella contemporaneità.
In un tripudio surreale e di satira sociale, il finale si conclude con una metaforica esplosione di follia paradossale.
Tecnicamente ottima regia e fotografia, testi stupendi, recitazione che va dall'ottimo (per il protagonista e il mafioso milanese) all'appena accettabile per la protagonista femminile e alcuni comprimari.
Unico vero difetto tecnico l'audio, registrato in presa diretta e purtroppo malamente. Ottime anche le musiche.
Un capolavoro misconosciuto del cinema indipendente, vivi complimenti al creatore.