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AFTERMATH regia di Nacho Cerdà

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Weltanschauung     8½ / 10  23/05/2012 10:54:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Aftermath dello spagnolo Nacho Cerdà è un mediometraggio dal budget ridotto del 1993.

Il regista ad inizio carriera concepì una trilogia sul tema della morte attraverso 3 opere, in ordine cronologico "The Awakening", "Aftermath" e "Genesis". Il secondo è il suo film ad oggi più ricordato per via dei contenuti blasfemi.

Dopo la separazione dell'anima dal corpo vista in Awakening, ecco che giunge una fase in cui il fisico privo di vita diviene oggetto di perversioni sessuali.
La trama vede difatti una ragazza, vittima di un incidente mortale, che una volta giunta in obitorio viene abusata sessualmente dal medico del reparto.
Un incipit di una voce fuori campo fa intuire subito la tematica del film: la necrofilia(nekròs: morto, philìa: amore).
Schermata nera, iniziano a sentirsi dei rumori di un automobile che si avvia, poco dopo si ode il rumore di una brusca frenata e di un urto violento, grida di disperazione e poi silenzio.
Si schiarisce il quadro, la camera comincia a muoversi lentamente riprendendo una pozza di sangue, a seguire una panoramica inquadra la fonte del martirio: un cane morto, che si comprende esser stato investito dall'automobile.
Ai successivi titoli di apertura si alternano immagini di un obitorio, le cui riprese mettono in risalto ogni dettaglio sulle tipologie di apparecchiature mediche presenti. Nel frattempo un crocefisso d'argento viene consegnato a due disperati genitori da un dottore che, una volta entrato in sala, comincia a dar sfogo alle sue perversioni sessuali sull'esanime corpo della giovane immortalando le sue gesta con autoscatti fotografici.

Il film non è parlato, lo spettatore viene così lasciato in balia di immagini tremende accompagnate da rumori di scena e dal "Lacrimosa" di Mozart, soave e malinconico, creando così un alone poetico ad aleggiare sopra spirali malsane.
Le scene hanno in ogni caso un impatto visivo molto forte ma non sono fini a se stesse, l'opera di Cerdà difatti si spinge oltre una banale rappresentazione di depravazione.
Si respira difatti, attraverso lo sguardo di ghiaccio del protagonista, un' assenza totale di sensi di colpa per la violenza effettuata, una volta cessato il battito del cuore anche l'essere umano pare regredire alla mera condizione di oggetto agli occhi del primo attore. Il cadavere diviene un simulacro immobilizzato ed un innocuo oggetto d'amore, vero e proprio contenitore di fantasie.
Vi è un' insalubre esasperazione del bisogno di relazionarsi con il corpo assente, un sentimento glaciale che ingloba però dentro di se una profonda malinconia.
L'atto perverso viene dunque visto come un'espressione di dinamiche complesse dal momento che non si tratta di un rapporto con un semplice partner sessuale, bensì di una vera e propria relazione con il proprio subconscio divenuto erroneamente realtà.

Una menzione speciale la merita il finale, plumbeo, nichilista e di un cinismo devastante.

Tecnicamente la regia, il montaggio e la fotografia di Christopher Baffa sono di grande livello, ottimi anche gli effetti speciali, che nonostante il budget, risultano credibili ed efficaci.

Per concludere, Aftermath è un'opera ricca di poetica visiva, dalle tematiche delicate, che tra lo smembramento di un corpo, lo scollamento del sé, l'identificazione col non essere, l'inconscio, l'amore e la morte, finisce per offuscare le caselle preordinate dell'intelletto.