Chiudi finestraFAMILY LIFE regia di Ken Loach
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Ciumi 
9 / 10 07/06/2010 12:03:25
» RispondiL'inquadratura iniziale mostra una somma di case squadrate, conformate, in riga: un'istantanea deprimente della società.
Ma su di una di quelle facciate, c'è una finestre che appena rimane sfalsata, che un poco si distingue per il volto sfocato di una ragazza che s'affaccia; depressa, contratta nella sua giovinezza, sola nella famiglia, attanagliata tra i suoi genitori.
Loach ne documenta il progredire del disagio mentale, che non dimostra, ma mostra quanto esso sia molto spesso causato da un'educazione ottusa, rigida, miope, coercitiva, mostruosa nella sua convinzione d'essere giusta.
Comincia come una seduta psicoanalitica; poi il regista si fa più vicino, assiste allo sballottamento della protagonista tra casa e le cliniche asfittiche - pur sempre mantenendo quella distanza che è un atto di grande rispetto per il delicatissimo tema trattato e di vera compassione. Si trattiene dall'intervenire. Perché non lo può. Solo il genitore - ma ormai è tardi - avrebbe potuto farlo.
Qualche attimo di libertà e di sfogo, un figlio appena immaginato, le crisi, un pranzo in famiglia la cui tensione è pari forse soltanto alle tavolate isteriche viste nei film di Cassavetes, pregne della stessa crudezza e d'un simile realismo asciutto, probabilmente debitore ancora della Nouvelle Vague.
E poi tanti dialoghi che non fanno che aggravare la situazione. E poi quel finale, che più cinico non si può, spiccio e inflessibile.
Vedete, questa è la schizofrenia, per chi non la vive.
Questi sono i suoi sintomi.
Questo è un tipico caso di persona affetta da tale disturbo.
strange_river 20/09/2010 23:33:53 » RispondiMi rendo conto adesso che l'esordio del mio commento può sembrare un'esclamazione negativa a ciò che hai scritto (anche) tu, mentre non era affatto questo il senso nè la mia volontà.
Ma ciò che mi è sembrato predominante nel film è proprio l'analisi politica, peraltro molto classicamente marxista, che Loach ha dato della società borghese e in cui la malattia mentale ha le radici nell'incapacità ad adeguarsi alle regole vigenti e quindi in questo senso è molto poco malattia e molto ribellione non riuscita.
Anche il fallimento dei tentativi "liberatori" del ragazzo e della sorella li ho letti come l'incapacità, di tutti, anche di chi guarda il film, di opporsi realmente a ciò che è dominante.
Ovviamente rimane la descrizione del sorgere di una situazione di disagio psichico, peraltro mostrata con profonda compassione (compassione nel senso buono del termine).
Ciumi 22/09/2010 08:32:18 » RispondiSono d’accordo Geltrudina, alla base del problema Loach pone l’aspetto politico e la società. Secondo me il film è molto ben riuscito proprio perché riesce a esaminare con oculatezza i 3 diversi contesti: società, famiglia e individuo (in questo caso la ragazza).
L’aspetto però che a me arriva maggiormente è il terzo, quello umano, raccontato con sincero rispetto.
Hai ragione, è una ribellione non riuscita, che pur sempre in un grande malessere si trasforma. L’invettiva s’allarga, si rivolge alla famiglia e dunque alla società; d’altronde i luoghi fuori dalle mura di casa, anche e soprattutto quelli di cura, non sono diversamente oppressivi. Il sistema è un malato, ma un malato che non sa di esserlo e che non soffre, che attacca le sue afflizioni a chi invece soffrirà il riconoscerle nella propria mente.
Ho capito ciò che vuoi dire quando dici che non è schizofrenia. E, per la precisione, nell’ultime tre righe del mio commento mi riferivo al finale di ghiaccio, parlavo con la voce inumana del professore che mostrava una ‘schizofrenica’ alla classe.
SPOILER