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LA MEGLIO GIOVENTU' regia di Marco Tullio Giordana

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Invia una mail all'autore del commento rino     6 / 10  26/08/2003 12:52:15Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
terrificante finale! pieno di miele e insulsaggini varie.
Peccato... fino al suicidio di matteo era stato un racconto straordinario.
Peccato
Peccato
Invia una mail all'autore del commento gianfranco roncarolo  30/08/2003 00:58:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il merito maggiore del film è forse quello di aver saputo selezionare i temi portanti, sui quali innestare la complessa vicenda: la critica alla psichiatria tradizionale, la sete di cultura (libri ovunque, notato?), la profondità della comunicazione (tipica di quegli anni più che di quelli attuali), l'ideologia che trascinava i più fragili a scelte pericolose per sè e per gli altri, l'instabilità e la complessità "uniche" del nostro paese (cosa ci potranno mai capire degli stranieri, privi del naturale accesso alla nostra storia e alla nostra comunicativa?), la famiglia. Ma anche i suicidi, sì, un tratto ahimé caratteristico di quei decenni: non solo quello dei "militanti", ma, per esempio, quello degli operai (quanti di essi si suicidarono in quegli 1981-1982, quando furono messi in cassa integrazione a zero ore alla FIAT, come è mirabilmente descritto nel film). I poliziotti, allora, costituirono il SIULP, il sindacato di Polizia, ed il Commissario Margherito denunciò i manganelli con le anime in metallo, esponendo sè e la propia carriera. Pasolini notò con acume la particolare vicenda del poliziotto italiano e non è escluso che esempi come quello descritto dal personaggio del film possano essere stati effettivamente incarnati! Descrizione, dunque, non delusione.