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MAGNOLIA regia di Paul Thomas Anderson

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julian     7½ / 10  07/10/2009 00:10:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ed ecco il film ostico del mese.
Indeciso tra una valutazione completamente positiva e una smontatrice come quella di Ultraviolence con il quale mi trovo, in parte, d'accordo.
Il voto però è 7 e mezzo perchè, cmq lo si prenda, è un film che ha tantissimi livelli di lettura: non mi ha emozianato granchè nè fatto passare momenti sensazionali come invece ci sono riusciti i capolavori del mio caro Inarritu (a cui qualcuno ha voluto paragonare Magnolia), eppure lascia da pensare, e molto, dopo la visione.
Il tema su cui vuole incentrare la vicenda, la casualità, Anderson ce lo sbatte davanti fin dai primi fotogrammi, con la presentazione dei tre bizzarri casi di omicidio (chissà poi se sono storie vere quelle...).
Questa è l'interpretazione forzatamente imposta dalla regia che vuole il collegamento dei nove personaggi voluto o studiato dall'accidente, dalla coincidenza; ma questo, è facile accorgersene, è un film fatto di personaggi non di situazioni:
9 soggetti presi, appunto, a caso, anche se legati tra loro da qualche piccolo particolare, a rappresentare l'esemplare uomo. Sono 9 exempla di ciò che noi tutti siamo: vita costretta, rinchiusa, incasellata in una forma da cui nessuno, mai, potrà staccarci; noi stessi, volendo, non potremmo mai liberarcene e se ci riuscissimo ci ritroveremmo dispersi e riapproderemmo cmq ad essa.
La dinamicità della vita porta l'uomo a scalpitare nell'angusto spazio al'interno del quale essa è stata, volontariamente o involontariamente, racchiusa.
Questa lettura pirandelliana scaturisce specialmente da alcuni episodi ma la si può riapplicare comodamente anche agli altri:
Frank (un istrionico Tom Cruise poche volte così bravo) si è creato da solo la maschera del rimorchiatore per far fronte all'infelicità derivata da un cattivo genitore; Donnie (William H. Macy, altro grandissimo attore da tenere in considerazione) e Stanley (il bimbo prodigio) sono entrambi vincolati al programma "Cosa sanno i bambini ?" ma il primo capisce che all'infuori di quello spazio non è più nessuno, il secondo vuole scioccamente sfuggirgli per non ridursi a semplice etichetta pubblicitaria; stessa sorte tocca a Jimmy Gator, il presentatore, impeccabile uomo di spettacolo fuori, ma pessimo uomo di famiglia dentro; per Linda le conseguenze della forma da moglie infedele che ha assunto sono più tragiche, perchè la vita che ancora si muove al suo interno la porta a cambiare amori e affetti quando è troppo tardi.
Un altro manipolo di personaggi è imbevuto di Svevo: si pensi ancora a Donnie o a Jim per il quale la maschera di inflessibile poliziotto viene a sciogliersi davanti a una donna a causa della sua reale indole bonaria e ingenua. Il classico inetto inesperto di vita.
Una storia così poliedrica viene a corrompersi però con una regia troppo patetica, invadente, pronta dietro ogni angolo a tendere agguati con le cipolle, con momenti corali che vorrebbero essere lirici ma diventano imbarazzanti (e qui appunto mi ricollego con quanto affermato da Ultraviolence).
La pioggia di rane, infine, spazza via tutto. E' un evento biblico, un intervento divino o del caso, che poi a seconda di come si concepisce il cosmo è la stessa cosa. Un avvenimento sconcertante che tutti sono troppo occupati per notare, un prodigio che riporta la calma su cuori e menti.
Magnolia, credo, verrà ricordato per questo. E' l'ultima ottima carta giocata da Anderson, per il resto posso solo dire che, scusate se cito sempre loro, Inarritu e Almodovar avrebbero fatto di un soggetto simile un capolavoro.