Ciumi 8 / 10 31/08/2009 18:57:09 » Rispondi Commentare certe vecchie pellicole è sempre un affare un po’ scomodo; e mi pare quasi, certe volte, di stare per compiere una specie di autopsia - rinvenirne i lineamenti, risalire ad eventuali malattie, individuarne le cause del decesso. Quando ci si trova a trattare poi con vere e proprie mummie (“La terra” di Dovzenko uscì nel 1930), sorge allora come un senso di tenerezza davanti a quel corpicino quasi centenario, pieno di silenziosa memoria, disseccato, spoglio, disteso: lo tocchi con cautela, temi che nello spostarlo gli si potrebbe sgretolare un braccio o una gamba, lo commenti a voce bassa, finisci per osservarlo da lontano. Ma se sondi bene tra l’ossature del viso, scopri a volte un’espressione dignitosa, fiera di ciò che un tempo fu: e dietro a questa gracile e inerme corporatura ecco seguire un’immagine di massa viva, una raffigurazione vicina al celebre “Il quarto stato” di Pellizza da Volpedo; di grande impatto artistico e fotografico; d’immensa epica contadina; un affresco di rara bellezza rurale che solo “L’albero degli zoccoli” di Olmi riuscirà (probabilmente addirittura a superare) dopo diversi anni ad eguagliare. Poi tutto torna rispettosamente silenzioso. Rinunci ad analizzare oltre. Richiudi con accortezza la teca contenete quella piccola mummia. Sei solo, in quella sala buia, pochi vengono ancora di rado a visitarla… Ma è questo, di certe dimenticate reliquie, purtroppo il triste destino.
Ciumi 17/01/2010 09:25:22 » Rispondi Anzi, almeno 8 e 1/2.