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JULIEN DONKEY-BOY regia di Harmony Korine

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  27/03/2012 10:36:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il disturbo mentale viene messo in chiaro fin dalla prima sequenza in cui Julien litiga con violenza per futili motivi.Il giovane lavora presso un istituto per non vedenti e abita con una famiglia scombinata quanto lui.Il padre è un pazzoide nevrastenico,il fratello un fissato dell'attività fisica,la nonna è mezza stordita ,mentre la sorella (una Chloe Sevigny spesso rintracciabile in questo tipo di pellicole) aspetta un bambino da (forse) uno sconosciuto.
Assomiglia a quei filmini delle vacanze dei primi anni '80, carente di qualsivoglia continuità narrativa e fissato su una pellicola spesso sgranata o fuori fuoco.Il famigerato Harmony Korine ricorre a un linguaggio visivo/narrativo fastidioso,racconta spezzoni di vita quotidiana di Julien e del suo bizzarro nucleo familiare senza dare coesione a fatti che finiscono con lo spaesare.L'eccentrica forma espressiva ,sempre contraddistinta da camera a mano, dà luogo ad una visione non proprio accessibile e al contempo stimolante ,anche se "Julien Donkey Boy" assume ottima efficacia giusto in due scene,quella della commovente telefonata alla defunta madre e nelle battute finali, in cui il giovane nasconde agli occhi del mondo e di Dio se stesso e il frutto della sua vergogna.
Il regista calca la mano ed esibisce a getto continuo le stramberie del ragazzo,l'ambiente che lo circonda rifugge la normalità intesa nel senso più comune del termine e le uniche concessioni disgiunte dalle anomalie domestiche sono a loro volta ben poco ordinarie.Un film difficile,sgradevole,eccessivo nella sua ricercatezza esteriore,illuminato dalla presenza di Ewan Bremner (lo Spud di "Trainspotting") e Werner Herzog,solitamente enorme regista questa volta fenomenale genitore sciroccato.
Interessante esempio di cinema indie ascrivibile al movimento Dogma 95,ma il precedente "Gummo" per me aveva una marcia in più.