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28 GIORNI DOPO regia di Danny Boyle

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Invia una mail all'autore del commento Iovink     6 / 10  18/12/2005 19:00:38 » Rispondi
Cosa si potrebbe dire ad un regista che decide di affrontare tematiche "zombesche" in questa fase storica del cinema? Semplice: "Auguri" !
Possibili paragoni con "mostri sacri" del calibro di Romero e Fulci, autentici esperti in materia, non permettono certo di dormire sonni tranquilli ; il fatto di non essere regista "di genere" , poi, non poteva rappresentare altro che la classica "foglia di fico" per il povero Boyle, atteso al varco dopo il flop e le critiche piovutegli addosso per il bistrattato "The beach".
Tuttavia, il nostro si comporta abbastanza bene, realizzando una storia che cita in modo palese ma "onesto" ( il riferimento è talmente sfacciato, che si potrebbe quasi parlare di omaggio) pellicole come "L' esercito delle 12 scimmie" e "L' ultimo uomo sulla terra".
La tensione e lo scenario apocalittico che accompagnano il risveglio del protagonista valgono da sole il prezzo del noleggio, senza trascurare la curiosa simmetria che è possibile leggere nella situazione descritta. Lo scimpanzè , legato e apparentemente rassegnato al suo destino, osserva dai monitor il diffondersi della bestialità umana; di lì a poco è l' uomo a gacere in un letto d' ospedale, mentre i "contaminati" (le "nuove bestie") imperversano nel mondo esterno. Come dire: l' uomo discende dalla scimmia, ma può facilmente regredire allo stato primordiale se non pone un freno alle sue ambizioni.
Tutto decisamente ammirevole. Ma è nel prosieguo della vicenda che Boyle esagera. Con il contorno di uno scenario dalle suggestioni "new age", lo spettatore si ritrova al cospetto di una riflessione sulla follia umana e sui rischi dell' autoritarismo incontrollato che, pur lodevole nelle intenzioni, non lascia tracce nella finzione scenica, causando qualche sbadiglio di tanto in tanto. Probabilmente, Boyle è consapevole della lezione del su indicato Romero (vedi "Zombi" e affini), ma non riesce a riproporla, perdendosi in dialoghi vuoti nella sostanza e schermaglie dal sapore grottesco.
Il fascino dell' ambientazione neoclassica di questa ideale "seconda parte" del film potrebbe quasi suggerirci ulteriori ambizioni del tutto irrealizzate ( il comandante del presidio militare come Marlon Brando di Apocalipse Now ?), ma sarebbe troppo ingeneroso.
Nella buona sostanza, siamo di fronte ad un discreto horror, che poteva sì essere migliore, ma di certo pienamente godibile