caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LA SPINA DEL DIAVOLO regia di Guillermo del Toro

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Beefheart     7 / 10  06/06/2007 16:48:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Buon film, a metà tra l'horror ed il drammatico, su sfondo storico, conforme alla tendenza moderna di rappresentare i fantasmi non artefici, ma vittime di brutture; "sentimenti sospesi nel tempo"; entità inquietanti ma, essenzialmente buone ed innocue nei confornti degli innocenti. In tal senso può ricordare "The others" di Amenabar: stessa impronta stilistico-narrativa, stesso periodo, stessa origine latino-americana dei due registi.
"La spina del diavolo" è ambientato nel mezzo di un conflitto bellico (fine anni '30, in Spagna, dove è in corso la guerra civile tra i nazionalisti di Franco ed i repubblicani di sinistra) e mette in scena l'orrore in un contesto di orrori. La storia racconta di un gruppo di bambini, orfani di guerra, ospiti, ma non al sicuro, di un isolato orfanotrofio gestito da simpatizzanti repubblicani; in effetti l'avidità e la mancanza di scrupoli di alcuni, fanno si che anche all'interno della piccola realtà, circoscritta tra le mura dell'istituto, prendano forma ingiustizie ed efferate crudeltà. Per la verità il regista non si prodiga in scene particolarmente cruente (la stessa entità ectoplasmatica, per quanto suggestiva, non ha un aspetto poi così sinistro), bensì si mantiene sui binari della moderazione e dell'equilibrio tra paura e romanzo. La sceneggiatura, ben cadenzata, si sviluppa gradualmente, svelando pian piano i retroscena chiarificatori, verso un degno finale, funzionante proprio perchè privo di spettacolarizzazioni esagerate. Tutta la storia ed i suoi personaggi prendono forma all'interno del comprensorio dell'orfanotrofio, dal quale, la macchina da presa non si allontana mai più del necessario. Molte scene sono diurne e luminose e, tutte, magistralmente fotografate. Nonostante il folto numero di personaggi la loro caratterizzazione risulta sostanziosa e di discreto spessore e l'interpretazione degli attori, grandi e piccoli, decisamente all'altezza. Dal punto di vista tecnico definirei originale ed azzecata l'idea di rappresentare il sangue che fuoriesce dalla ferita di Santi, il fantasma, ad effetto sub-acqueo, come una sostanza leggera, ovviamente rossastra e prevedibilmente evanescente, che invece di colare, tipicamente, verso il basso, sale verso l'alto come soffici nuvolette fumose. Nel complesso, un po neorealistico e un po gotico, lo definirei valido e, senza dubbio, migliore del pur simile e più recente "Il labirinto del fauno".