caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

LAMA TAGLIENTE regia di Billy Bob Thornton

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
stratoZ     4½ / 10  21/09/2023 13:14:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Billy Bob Thornton fa tutto lui, ma personalmente questo film ormai diventato un piccolo cult anni 90' non mi ha convinto per nulla, sebbene vi sia anche qualche spunto interessante la realizzazione sembra trattare il tutto in maniera troppo semplicistica e col pilota automatico, così come la statuetta per la sceneggiatura - per quanto possa valere - mi lascia abbastanza basito.

La partenza non è neanche male, tutta la parte dell'ospedale psichiatrico arrivando fino al momento in cui Karl racconta alla ragazzina in veste di giornalista tutta la sua vicenda in penombra, mi stavo sentendo nel tempio del capitano Kurtz, stessa fotografia, personaggio grassottello, quasi pelato e totalmente fuori di testa, no dai scherzo, però è comunque una sequenza interessante e funziona come incipit.
I problemi iniziano dopo, con il reinserimento di Karl nella vita quotidiana di una cittadina di provincia americana, a parte l'irrealisticità di trattamento da parte di molti personaggi - praticamente si fidano tutti tranquillamente di un pazzo che ha fatto a pezzi la madre e l'amante da piccolo, addirittura il meccanico gli consegna le chiavi dell'officina - è la morale intrinseca che viene fatta che mi ha infastidito parecchio a partire dalla solita solfa del bambino problematico che guardacaso gli è morto il padre che però vede bontà in questo uomo con problemi mentali appena rilasciato e diventano migliori amici, poi che fai non lo inserisci un personaggio omosessuale, solo e discriminato?

Da buon dramma americano serve anche il contraltare cattivo ed ecco che viene inserito il compagno della madre del bambino divenuto amico di Karl che è un uomo grezzo, violento, ubriacone, omofobo e ripudia anche quelli con problemi mentali. Che poi sarebbe il personaggio più interessante del film, quello che potrebbe fornire una denuncia alla chiusura mentale e alla mascolinità tossica delle realtà di provincia, il problema è che è ridotto come una macchietta e si comporta esattamente come ci si aspetta che si dovrebbe comportare, un luna park di emozioni che variano dall'ubriachezza molesta, alle scuse implorando la compagna di non lasciarlo all'autorità patriarcale che avanza pretese che non gli spettano, e l'interazione con i personaggi è quella atta a creare una distinzione enorme tra il bene e il male, senza sfumature e creando un conflitto piatto e a senso unico.

Il film arranca così per due ore e mezza, mostrando lo svilupparsi dell'amicizia tra Karl e il bambino, due soggetti soli che avranno modo di confortarsi a vicenda e il progressivo peggioramento dei rapporti tra Doyle - il patrigno - e il resto del mondo, fino ad un epilogo scontatissimo quanto fatto malino.

Due sono gli aspetti che mi sono piaciuti del film, uno è il modo esplicito in cui vengono trattate le tematiche, parlo ad esempio dei racconti di Karl, sia riguardanti gli omicidi, sia la storia del fratellino abortito che riescono a creare una forte compassione che in un film del genere è come un'oasi in mezzo al deserto, e poi devo ammettere che l'interpretazione di Billy del suo personaggio problematico, etichettato come "ritardato" da molti caratteri nel film è di parecchio valore, sia dal modo di parlare sia dalla presenza scenica, i gesti e le posture.

Per il resto lo trovo alla stregua di un film televisivo, troppo lungo per la sceneggiatura che presenta e parecchio retorico e banale, una paraculata americana fatta ad hoc.