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ROSETTA regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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amterme63     9 / 10  30/10/2007 23:22:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ho trovato questo film molto bello. Mi ha colpito soprattutto il realismo e la verità della protagonista. Rosetta è un personaggio che sembra uscito da un film neorealista. E’ una povera ragazza che appartiene ai bassi strati sociali e che non ha quindi attrattive intellettive o fisiche. La sua vita è segnata da un ambiente ostile, la madre sbandata, circondata dal degrado. Possiede però una grande forza interiore che le permettere di combattere disperatamente con tenacia e caparbietà e che la fa quasi apparire “eroica” nella sua lotta.
Quello che la rende più umana è il fatto che ha anche lei i suoi difetti. A causa dell’ambiente ostile in cui ha vissuto si è creata una specie di scorza, una corazza che le impedisce di essere “debole”, di mostrare atteggiamenti sentimentali. La sua espressione è perennemente dura, i movimenti decisi, frenetici, parla con poche parole brusche e dirette, è molto scontrosa, quasi una gatta selvatica, reagisce con violenza ad ogni avversità. Eppure si vede che è tutta una costruzione, un qualcosa che si è creato come autodifesa. Non può permettersi di essere buona e sentimentale.
Va a finire che l’esigenza impellente di stabilità materiale entra in conflitto proprio con la voglia di compagnia e affetto. C’è un ragazzo gentile che l’aiuta e che si sente attratto da lei. Rosetta fa di tutto però per tenerlo a distanza (non lo guarda mai in faccia, non gli sorride mai) anche se da alcuni segnali lascia trasparire l’interesse. Si sente combattuta e proprio per non cedere ai sentimenti “deboli” che sente crescere dentro di sé, reagisce in maniera opposta, desiderando la distruzione e la rovina della persona che la aiuta. Diventa cattiva per non cedere all’amore.
Questa continua tensione, questa lotta spasmodica finisce per sfibrare Rosetta (soffre di dolori lancinanti forse psicosomatici). La parte che precede il finale, quando Rosetta cede alla disperazione, è forse quella meno chiara e riuscita. Fatto sta che alla fine in Rosetta riesce a venire a galla la sua parte più tenera e finalmente accetta di farsi vedere così com’è, dolorante, disperata. Riesce a guardare in faccia il mondo mostrando la sua “debolezza”, ma anche ciò che di buono possiede dentro. Come in tanti finali di film neorealistici o di Chaplin, la speranza è rappresentata dall’appoggio di una persona cara. L’emergenza materiale rimase comunque sempre lì, irrisolta e incombente.
Lo stile riflette questa vita frenetica e agitata di Rosetta. La telecamera tenta di inseguirla e fa sì che lo spettatore si affanni insieme a lei. La presa è perciò la più diretta possibile, fin nei particolari banali e quotidiani, quelli che meglio rivelano il suo carattere. La mancanza di colonna sonora, l’assenza di attrattive sceniche, l’abilità nel non cadere nel retorico, nel sentimentale o nell’autocompiacimento, sono altre qualità che fanno di questo film uno dei più intensi e realistici che abbia mai visto.