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ROSETTA regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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Guy Picciotto     8 / 10  27/03/2007 21:40:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando il sociale prende troppo piede nel messaggio di un film allora nel parere del sottoscritto perde pure la funzione fondamentale dell’arte per l’arte, dell’arte che per wilde è totalmente inutile, ecco , il parlare magari dei problemi dei lavoratori, ma dipende dal modo di parlarne che ha un regista, mi riferisco a certa tracotanza di certi ambienti di sinistra, con una marea di film retorici che danno la nausea d aquanto è esibito il messaggio sociale e politico, come se già non bastasse tutto il mondano che ci frana adosso quotidianamente uno entra in un cinema e cosa succede? gli buttano addosso ancora *****ccia sociale, e i ******** a me allora iniziano a girare, ma quando esce un film come questo allora bisogna deporre le armi e riconoscere che quando si parla del sociale in questa maniera si deve riconoscere il capolavoro, avulso da ogni problematica quotidiana, diventa problematica universale , decontestualizzata anche dall’ambiente, l’ambiente dove si muove la sfortunata protagonista del film è qualsiasi ambiente della terra, in qualsiasi epoca, solo così il sociale e i problemi materiali degli uomini (così squallidi per un artista che immagina e vive di empireo) acquistano un valore più consistente, è una storia di reale e ordinaria povertà: Rosetta è una ragazzina che vive in una
roulotte con una madre alcolizzata e inutile; lei non si arrende a
questa terribile situazione e cerca con invadenza e disperazione una
vita normale, un lavoro normale. Ma il contesto della sua esistenza
lascia un segno indelebile nei suoi comportamenti. Dicevamo, questa è
la storia. Il film è tutto girato con una camera a mano che segue,
pedina la protagonista, che va sempre di corsa, che non si ferma mai
per non pensare, per non essere risucchiata dal lago della
disperazione. Il ritmo frenetico della regia si contrappone alla
storia che fondamentalmente non c'è. Il film risulta alla fine un
susseguirsi di eventi, inframezzate da splendidi primi piani, nel
quale lo spettatore, grazie anche a una straordinaria protagonista,
viene coinvolto e rapito; viene sedotto e improvvisamente abbandonato.
La pellicola giustamente ha vinto la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1999 battendo grandi titoli usciti lo stesso anno, Rosetta e' solo l'ultimo esempio in ordine di tempo di una cinematografia europea che sembra aver ormai
trovato nella camera a mano, nella fotografia sgranata e nel
documentarismo quella coesione e quella forza d'impatto che non aveva più avuto dai tempi di Bresson.