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ROSETTA regia di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne

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Ivs82     8½ / 10  22/08/2006 03:29:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando con questo film vinsero la Palma d'oro a Cannes '99 i Dardenne avevano realizzato una sola pellicola, il folgorante "La Promesse". Ma nonostante la brevità della loro filmografia non erano degli inesperti, anzi. La loro attività documentaristica si era infatti protratta per i vent'anni antecedenti nel nato Belgio, fornedogli gli strumenti per trattare temi cosi' delicati, e istillandogli una naturale inclinazione verso il cinema sociale. Quello stesso cinema "di denuncia" che oggi vede accrescere di giorno in giorno il numero di adepti, ma che sino a poco tempo fa era "di nicchia", confinato negli spazi angusti dei cineclub o peggio ancora catapultato nel marasma confusionario dei palinsesti televisivi. E proprio questo lungo rodaggio ha permesso ai due registi belgi di affrontare con cosi' tanta lucidità il presente. Rosetta è infatti un film fortemente sbalzato nella modernità: un'immagine del mondo attuale che spiazza, sbigottisce, lacera i tessuti organici. Quella di Rosetta è la storia di una ragazza in lotta con la società e con se stessa: vive su una roulotte, ha una madre alcolizzata, nessun vero amico, viene licenziata continuamente senza valide motivazioni. La sua è una guerra con un nemico che ha diverse facce (il guardiano, il datore di lavoro) ma un comune denominatore: l'egoismo, l'asservimento quasi totalizzante al dio denaro, la mancanza di compassione. Uno scontro impari, probabilmente perso in partenza, che la porta a crearsi uno scudo per isolarsi dalla realtà e guardare, seppur con infinito tormento e pessimismo, al futuro. Nonostante la giovane età ella ha assorbito il cinismo, la rabbia, la frustrazione che il mondo gli ha vomitato addosso. L'amicizia, la comprensione, l'amore li lascia agli altri. Non c'è tempo per queste cose; è più importante sopravvivere, badare ai pochi oggetti materiali che si posseggono (la roulotte ad esempio), trovare un lavoro che le permetta di condurre una "vita normale". Quella stessa vita che gli è stata strappata di dosso e si ripresenta brutale, vigliacca, desolante in tutti i momenti della giornata: fino a che il suicidio appare come l'unica via d'uscita, possibilità estrema ma necessaria per sfuggire a tanta mostruosità. E quando tutto sembra ormai perduto ecco aprirsi uno spiraglio, rappresentato dall'amicizia. Un messaggio di speranza che permette alla protagonista di alzare per la prima volta la faccia e incrociare lo sguardo dell'amico. Sta qui il segreto dei Dardenne: servirsi di piccoli uomini e piccole esperienze per affrontare grandi temi (la povertà , l'amicizia, il tradimento, la morte, la speranza), utilizzando uno stile sobrio ed asciutto che rimanda al rigore bressoniano contaminandolo con una compassione di stampo pasoliniano. Il risultato è un capolavoro che ci apre gli occhi verso una realtà che spesso ignoriamo o vogliamo ignorare. Per ricordarci che l'amore e la solidarietà umana sono le due grandi forze che governano il mondo. E in tempi di miseria (reale e morale) come questi è una lezione non da poco.