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ALIEN regia di Ridley Scott

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Invia una mail all'autore del commento Zazzauser     9 / 10  27/10/2010 01:32:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Capolavoro assoluto di Ridley Scott, forse l'unico e vero Alien della storia (il sequel di Cameron è ottimo e fornisce preziosissime aggiunte narrative e concettuali alla storia originale, ma si nota chiaramente che la pura ricerca dello stile cede il passo ad una sottile ricerca del successo di mercato).
Il prototipo del fanta-horror "from outer space" (non contiamo i becerissimi film del genere degli anni '50, sebbene ad essi Shusett e O'Bannon si siano ispirati), girato splendidamente e con attenzione maniacale alla fotografia, alla scenografia e ai giochi di luce ed ombra che lo rendono visivamente imponente.
Alien riesce a suscitare una sana angoscia ed un'incredibile tensione, pur a 30 anni dalla sua uscita, usando l'innaturale silenzio dello spazio dove "no one can hear you scream" e non i rumori, sfruttando ciò che non si vede e non ciò che si mostra - il mostro si vede non più di 3-4 volte in tutto il film (e non so perchè a tal proposito mi viene in mente invece il carattere più grafico tipico di Carpenter, vd. film come La Cosa). E al tempo stesso scatena una profonda ammirazione per la straordinaria efficacia, ricca di stile e perfezione formale, della messinscena, curata negli effetti speciali e nei dettagli.

La sceneggiatura e la caratterizzazione dei personaggi è, inutile dirlo, rimasta alla storia. Alien di Ruedi Giger - Bolaji Badejo, lo studente nigeriano alto più di due metri che si cela sotto il costume, forse non se lo immaginava neanche di aver "interpretato" un personaggio che sarebbe divenuto uno dei più famosi della storia del cinema - è diventato l'archetipo dell'alieno parassita e dominato solo da un istinto privo di pietà. Il personaggio androgino e cazzutissimo della Weaver, perfetta fisionomicamente e recitativamente nella parte, è diventato l'emblema della donna emancipata che può diventare nuovo eroe del cinema, e sopravvivere anche al maschio dominante (il Dallas di Tom Skerritt). Magnifica la trovata narrativa (aspetto ulteriormente definito ed approfondito nel sequel) della sorta di corrispondenza che si crea fra l'Alien e Ripley, accomunate e portate allo scontro dall'istinto materno di protezione verso i figli ("Lasciala andare... maledetta!").
Straordinario il tema della corruzione dell'etica scientifica ed il ritratto di una società basata solo sul capitalismo disposta a sacrificare vite umane per un mero scopo commerciale: tutto ciò rappresentato da Ash in un'ottica robotica per così dire "pre-asimoviana" che non segue le Tre leggi della robotica che aveva canonizzato l'autore.
O' Bannon e Shusett, due geni della scrittura di fantascienza per film (O' Bannon ha delineato storia e personaggi del delizioso film d'esordio/tesi di laurea di Carpenter "Dark Star", e Shusett proprio in quegli anni stava lavorando a ciò che poi dieci anni dopo sarebbe diventato l' "Atto di forza" di Verhoeven) hanno creato un universo di personaggi e di atmosfere che si è impresso profondamente nell'immaginario collettivo tanto non solo da ispirar vari sequel ma anche da imporsi nella cultura mondiale.
Tutto ciò completato da ottime interpretazioni (Skerritt, Kotto, Harry Dean Stanton, John Hurt ecc.)

Un capolavoro sotto tutti gli effetti.