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IL BANDITO DELLE 11 regia di Jean-Luc Godard

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BlackNight90     9 / 10  28/03/2010 03:50:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
C'è una linea sottile che unisce 'Fino all'ultimo respiro' a 'Pierrot le fou' (incomprensibile il titolo italiano): forse è quella linea del destino cantata dalla splendida Marianne, così corta per lei, poco più grande di un puntino nella sua mano, ma meglio che niente. Il film si può riassumere in quella bella canzone.
Quello di Godard è un film in cui la vita è accolta così come viene, in tutti i suoi aspetti, sia quelli positivi che quelli negativi (verrebbe da dire 'dionisiacamente' se non fosse che Godard non vuole fare alcuna filosofia): prima è una fuga, poi una ricerca, infine il raggiungimento di un traguardo. Che non significa ottenere chissà quale certezza, perché già conoscere a fondo l'un l'altro è impossibile, figurarsi comprendere la vita che è incomprensibile. Entrambi i personaggi vedono dell'altro un'immagine distorta: Marianne lo chiama sempre con un altro nome, Pierrot, come se il solo Ferdinand non gli bastasse, Ferdinand crede che Marianne sia sempre pazza di lui, e solo alla fine si accorge di essere lui il fou.
Anna Karina. la musa di Godard al suo massimo splendore, bellissima e con delle insospettate doti canore, assieme a Belmondo forma una delle coppie più intriganti e affiatate del cinema.
Nel finale Godard dà un'ulteriore prova delle sue intuizioni visive in una scena indimenticabile: Belmondo che si dipinge il viso di blu, circondato poi da candelotti gialli e rossi. Giallo, rosso e blu: i 3 colori primari, quelli che formano tutti gli altri e che compongono la visione superficiale che abbiamo della realtà e dunque, superficialmente, della vita.

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