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LA CASA DEL DIAVOLO regia di Rob Zombie

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julian     8 / 10  28/09/2012 23:41:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
(QUESTA E' UNA STORIA INTERESSANTE, CHE CONTIENE SPOILER E POTREBBE OFFENDERE QUALCHE METALLARO)

Numerose condizioni possono concorrere al particolare apprezzamento di un film: ad esempio, affittare un horror in una sera qualunque, cercando di selezionare il meno peggio dalle possibilità in catalogo e aspettandosi poco o niente, se non un'ora e mezza di semplice intrattenimento. C'è poi che il regista è un metaller e, si sa, le predilezioni estetiche di costoro, senza voler aprire alcun tipo di polemica, sono piuttosto scarne, ruotanti attorno a certo tipo di tematiche che si ripetono noiosamente da trent'anni.
Persino non aver visto il prequel, La casa dei 1000 corpi, e non sapere che i due titoli fossero collegati, potrebbe aver contribuito, perchè La casa del diavolo è un'opera perfettamente compiuta e quel presentare personaggi di spicco e situazioni di cui si tace l'incipit così all'improvviso, come se si sottintendesse la loro conoscenza, sembra perfettamente funzionale e coerente con la follia del complesso. In effetti non mi sarebbe dispiaciuto se fosse stata un'opera a sè stante, ma vedremo.
La grandezza del film sta nel presentare un quadro etico totalmente devastato, dove le insanie e le perversioni imperano incontrastate senza nessun tipo di censura e dove non si riesce più a percepire la linea di demarcazione, sempre troppo netta, tra Male e Bene, un Bene che invece è usato il più delle volte per scialbare scenari troppo gotici a mò di rassicurazione.
Qui il Bene, semplicemente e meravigliosamente, non esiste, forse perché si confonde col Male, forse perché è esso stesso Male, forse perché la schematizzazione millenaria è scorretta nell'identificare due entità che sono relative nello spazio e nel tempo e che potrebbero ridursi in una sola.
In tal caso la voce Bene si dovrebbe inizialmente, ed erroneamente, ricondurre alla pietrosa faccia dello sceriffo Wydell, assetato di vendetta per la morte di suo fratello, il quale ha tutt'altro che voglia di scendere a patti con i reietti. Zombie, nel corso del film, ha tempo di ribaltare sapientemente le parti, in un circolo di violenza nel quale si trovano sotto a turno: trasforma lo sceriffo Wydell in un nuovo Leatherface e i restanti Firefly in un'allegra famigliola, che va a martirizzarsi col sorriso sulla faccia, in un glorioso suicidio finale che ha il sapore di molti western e polizieschi degli anni '70 e che allo spettatore, nel suo seguire il corso del mutevole Bene, apparirà eroico.
La macabra ironia investe anche i personaggi, ed è superfluo a questo punto ricordare che Capitano Spaulding - eccezionale Sid Haig - è un clown, maschera che dal teatro si trascina dietro tutta la sua ambiguità.
Ci sono poi gli scagnozzi dello sceriffo; uno ha la faccia cicatrizzata di Danny Trejo, un affezionato delle trashate violente, che ha la fama da 'spavaldo che fa una brutta fine'; Zombie, con grande stupore del pubblico, gliela risparmia ed evita etichettamenti persino per le figure secondarie.
La finitura di classe è la colonna sonora, composta da pezzi country e di rock sudista che accentuano il carattere ibrido del film e lo immergono ancor di più nella sua ambientazione. Uno da un cantante metal si aspetterebbe un altro programma, anche perché il genere lega bene con queste cose; Zombie, con quest'ultima trovata, tramortisce e stende lo spettatore medio convinto di saper già tutto e ribadisce, in definitiva, che i metallari non hanno una mentalità chiusa ed hanno tante cartucce da sparare.
L'horror più geniale degli ultimi mille anni.