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THE DEAD - GENTE DI DUBLINO regia di John Huston

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Invia una mail all'autore del commento signor_kappa     10 / 10  06/03/2007 17:10:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando esce un film tratto da un'opera letteraria importante ci si chiede sempre se reggerà il confronto. In questo caso la sfida di Huston stava nel riportare inalterata la presa di coscienza da parte dei personaggi, artificio letterario tipico del primo Joyce e presente già nelle opere di Ibsen. Come nel racconto, il film sceglie di prendere una strada tra le tante possibili: la presa di coscienza è comune, durante lo svolgersi dei fatti, più o meno in tutti i personaggi, ora accentuata ora no; un amore passato, una persona scomparsa, un mito dell'arte che ci aveva destato emozione. E che rivela la presenza di un potente strato inconscio purtroppo quasi sempre da reprimere, almeno secondo i canoni dell'educazione borghese. La strada che l'opera sceglie di approfondire è quella di Gabriel e Greta, ma poteva essere quella delle sorelle Morgan, del preside Brown o dell'ubriacone Freddy. Partendo dal banale fatto che nelle cene mondane c'è quasi sempre un momento riservato ai morti, il film, come il racconto, esplode in una lacerante constatazione sulla caducità del tutto, come se solo la morte fosse l'unica verità. Un "Fascino discreto della borghesia" al contrario, senza alcuna tensione polemica, visto la tragedia che tutti ci unisce. "Che misera parte ho avuto nella tua vita, Greta?" dice Gabriel sul finale. Certo la parte di Huston nel cinema è un po' meglio che misera. Un grande addio, una grande commedia umana.