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LA SIGNORA DELLA PORTA ACCANTO regia di Francois Truffaut

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Marco Iafrate     8 / 10  17/11/2011 22:42:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"L' incubo delle passioni" cantava Battiato, è proprio così, il fuoco della passione non riscalda, distrugge. In amore tutto quello che non riusciamo a tenere sotto il nostro controllo è deleterio, per noi e per chi ci sta vicino. Una passione d'amore dovrebbe essere una cosa bella, positiva, gratificante, non è mai così, chi l'ha conosciuta sa di cosa parliamo e sa che meglio di Truffaut sono pochi i registi che sono riusciti a rappresentarla così drammaticamente bene.
Bernard e Mathilde si sono amati come si sono amate miliardi di persone e come miliardi di persone si sono lasciati ma senza il bacetto della buonanotte, i rancori portano a comportarsi come non vorremmo, va a finire così che ci si sposa con qualcun altro ma non si è particolarmente convinti, ci si vuol bene, l'affetto di cui abbiamo bisogno non ci manca, ci si adegua ad una certa quotidianità ma c'è qualcosa dentro di noi che vuole uscire, qualcosa di sopito da tempo, anestetizzato dal lento scorrere delle giornate, che improvvisamente inizia a bussare quando ci accorgiamo dell'arrivo di una persona che conosciamo bene e che ha deciso di venir ad abitare proprio di fronte casa nostra, uno scambio di sguardi, e l'antico rancore comincia a lasciare il posto ad un sentimento nuovo, incontrollabile, più violento di quello precedente, come non è in nostro potere far sì che le passioni esistano o meno, non è in nostro potere nemmeno stabilirne l'intensità, conosciamo la nostra condizione, se questa non lo permette certi entusiasmi è meglio non farli entrare perché poi diventa impossibile farli uscire.
Truffaut descrive il vortice in cui stanno cadendo i due protagonisti come qualcosa di ineluttabile, sembra voler dire che la natura fornisce l'uomo dei mezzi che possano renderlo felice ma non sempre riesce a gestire i piaceri con saggezza, se uno di questi si presenta a suo arbitrio le cose si mettono male, Bernard cerca in tutti i modi di controllare le sue pulsioni, durante i loro incontri clandestini continua a ripetere: "non abbiamo mai tempo per parlare" , il dialogo sembra l'unica ricetta ma è un antidoto che non produce effetto, la furia della passione prevale sulla volontà di arginarla, è questo il lasciapassare per la follia.
Nel film la storia è narrata da una donna proprietaria di un circolo di tennis storpiata da una caduta in un tentativo di suicidio, anche qui la causa è una delusione d'amore. Il non riuscire ad accettare che un sentimento possa non vivere di rendita e mutare con il tempo è una costante del cinema del regista francese, nei suoi film l'amore è vissuto sempre come un' ossessione che non lascia scampo, è interessante infatti notare come i protagonisti dei suoi film non riescano in nessun modo ad accettare nessuna condizione "non riesco a vivere né con te né senza di te", la drammaticità di questa frase racchiude un universo sempre troppo frequentato dagli esseri umani, se partiamo dal principio che non si può avere la presunzione di fermare ciò che non si è riusciti a tenere lontano, l'unica soluzione per quelli che hanno l'umiltà di riconoscere la loro debolezza a riguardo sembrerebbe quella di tenersi a debita distanza da questo sentimento "se riesco a non amare non sarò esposto al seme della follia", facile a dirsi , se avessimo potuto chiederlo ad Adele Hugo, a Claretta Petacci, ad Eva Braun ecc. probabilmente ci avrebbero risposto che non c'è amore senza passione e che la passione non ha limiti, come una malattia bisogna affrontarla, se questo non riesce c'è sempre una soluzione, quella che ha utilizzato Mathilde. Il cerchio si chiude.
strange_river  20/12/2011 19:09:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Marco Iafrate  20/12/2011 22:34:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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