caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

FLAVIA LA MONACA MUSULMANA regia di Gianfranco Mingozzi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
frine     7½ / 10  22/04/2006 01:40:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Troppo facile per me, ferrarese di nascita e bolognese di adozione, identificarmi con l'immaginario struggente e nostalgico di Gianfranco Mingozzi, che prima di me si era trovato diviso tra il fascino della ricca, colta e vivace città felsinea e la deserta bellezza di via Piopponi e degli incantevoli paesaggi vallivi, che dietro l'apparente pacatezza nascondono un'atavica disperazione.
Ma "Flavia, la monaca musulmana", ci porta altrove. Ingiustamente confuso con altri, semi-pornografici prodotti sulla vita delle suore realizzati nello stesso periodo, "Flavia" è in realtà un serio film storico, ed anche una credibile riflessione di carattere antropologico, legata agli studi che il regista andava compiendo sulle orme di Ernesto de Martino.
Nel XV secolo, in Puglia, la giovanissima Flavia Gaetani prova un'istintiva simpatia per un cavaliere turco che viene ucciso sotto i suoi occhi. L'autoritario padre di Flavia costringe la figlia a prendere i voti, suscitando in lei un odio implacabile. Le continue violenze, perpetrate nel convento al fine di reprimere la sessualità delle monache, non aiutano certo Flavia ad amare la religione cattolica. Tuttavia, nel convento ella riesce a intrecciare due rapporti d'amicizia privilegiati: con Suor Agata, monaca visionaria che parla senza infingimenti di orgasmo femminile, e sogna per le donne un anacronistico riscatto, e con il servo ebreo Abraham, bello e colto ma non abbastanza per far sciogliere la sensualità repressa di Flavia.
Una scorreria di Saraceni cambia radicalmente le cose: il fascinoso capo musulmano, dopo avere ucciso Abraham e numerosi abitanti del luogo, soprattutto monaci (evidente il riferimento ad un episodio molto più antico, quello dei martiri di Otranto), porta con sé la consenziente Flavia. Ma la donna rimane insoddisfatta, e non sa fare di meglio che chiedere al suo amante efferate vendette.
Dopo alterne vicende, Flavia è catturata dai Cristiani e condannata ad un'orribile fine, non meno disumana dei supplizi inflitti dai musulmani ai loro nemici. Ma attenzione al finale, in cui inopinatamente si verifica quello che Flavia aveva sempre desiderato.
Un film duro, mai incline al buonismo, in cui le responsabilità di entrambi gli schieramenti religiosi sono impietosamente evidenziati. Scene di violenza molto forti, realistiche, ma per fortuna brevi e mai compiaciute. Una ricostruzione complessivamente credibile, anche se basata su documenti appartenenti ad epoche diverse (ad esempio, la figura di Agata è ispirata a quella, più antica, della priora mistica tedesca Hildegard). Di tutto rilievo le interpretazioni della versatile e sensibile Florinda Bolkan (orrida fattucchiera in "Non si sevizia un paperino", ma anche femme fatale in "Metti una sera cena" e "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto"), di Maria Casarès (Agata) e dell'intrigante Claudio Cassinelli (Abraham).
Invia una mail all'autore del commento thohà  22/04/2006 13:26:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Perbacco, Frine!
Dovresti trovare un po' di tempo per buttar giù qualche recensione!
E' sempre bello leggerti, come quando scrive Gerardo.
Complimentoni, come sempre. :-)
frine  23/04/2006 01:35:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie:-)
frine  22/04/2006 02:03:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusate...la vicenda dei martiri di Otranto è proprio coeva ai fatti narrati nel film (1480).