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LE PARTICELLE ELEMENTARI regia di Oskar Roehler

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  20/07/2006 21:35:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un'epoca dominata dal sonno della ragione (sì lo so che è il massimo della retorica una frase così) un film come questo non sortisce l'effetto-boomerang che meriterebbe. Non che l'addattamento del romanzo del materialista Houllenbecq non sia privo di sbavature e clichè, tutt'altro. Come "compito in classe" esige fin troppo provocatoriamente di volersi appropriare del testo letterario senza per questo essere abbastanza "carnale" e incisivo come l'autore francese nel suo romanzo.
Per chi non è avvezzo al minimalismo cinico di H. una visione di questo film puo' rappresentare uno shock.
Ma a onor del vero, e senza sembrare tediosi o libertini (?) ci manca l'interesse e il clamore davanti a un'opera che mostra segni di notevole interesse. Quando ti guardi intorno e non riesci a incentivare un minimo gesto neanche di indignazione della massa mentalmente catatonica, allora è giusto dedurre che temi come la clonazione, la dipendenza sessuale, l'aborto, il suicidio, la malattia, l'eutanasia, la psicoterapia individuale e di gruppo, lo scambismo di coppia etc. ovvero l'impossibilità di raggiungere lo zenith della soddisfazione da parte della razza umana occidentale non suscitio piu' alcun clamore.
Una guerra di sopraffazione anche fisica, nell'istigazione al corpo come merce e forse brutalità.
Si percepisce anche in questo film il difetto della scrittura di H., ovvero la tendenza a sottolineare fin troppo, a marcare con un gusto della provocazione che non è mai gratuito l'esistenza del baratro in chi esalta ed estremizza un bisogno primario di tutti.
C'è in verità un gran bisogno di dibattiti e questo film scalda comunque il cuore e illumina il cervello.
Meno di H., forse, ma non è un'esperienza facile per un cineasta cimentarsi con l'opera del piu' odioso nichilista tra gli scrittori europei, uno che tuttavia ha il coraggio di esprimere senza veli le nostre miserie quotidiane. Un film che sollecita la gente a consumare laidamente una pozione intellettiva, prima di riportarla nell'abisso definitivo (forse un po' esagerato) con cui la (ci) descrive.
Lo vivi con risibile compatimento, il personaggio di Bruno (mai uomo che ha preteso di raccontare la propria meschinità suscita per questo un'umana forma di tenerezza) o nel vortice new age della parte centrale, i passatisti moderni contro le comuni degli anni sessanta, a dire il vero proprio il momento piu' debole del film.
E' il cinema che non riesce a raccontare adeguatamente il percorso di qualcuno, un cinema che tenta di uniformarsi ma il cui sguardo non riesce a non essere talvolta moralista e giudicante
E' questo il peggio di un film che sa comunque di dover trascinare lo spettatore in una storia non esattamente conciliatoria ("niente è stato piu' importante nella storia dell'umanità come il bisogno di certezze razionali. A questo bisogno l'umanità ha sacrificato tutto", e che ne omette le ragioni, specialmente in un finale à la Francois Ozon.
La forza del film, vagamente fassbinderiano per altri versi, sta tutta nel monitorare il soggetto con una certa freddezza narrativa, e al tempo stesso mantenere un forte pathos per tutta la vicenda.
Forse Roehler si appropria con questo di un codice non suo, del resto ho l'impressione che Houllenbecq sia talmente individualista da accogliere nel suo clan soltanto chi è entrato in stretto contatto con le sue opinioni, che non sono certo le piu' liberali del mondo.
E poi, davanti a un Mikael sostenuto da una verginità repressa e rimossa solo dal suo talento professionale (toh torna il matematico, figura affatto rara nel cinema contemporaneo) Bruno oppone la resistenza dell'istinto animale(sco) mal appagato ("sapevo fin dall'inizio che non sarei mai diventato come loro... degli animali... non ero alla loro altezza").
Citazione di Huxley cfr. Il mondo nuovo la fossa della nonna Bruno al capezzale della madre che sta morendo.
Un'esperienza notevole, ma privo di qualsiasi speranza.
Ma in questo lordarsi di sensi c'è anche una sorta di umana e forse vana richiesta di aiuto