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UN MATRIMONIO regia di Robert Altman

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amterme63     8 / 10  15/10/2009 22:24:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Si tratta di una commedia divertente, intelligente e molto puntuta. Stavolta Altman prende di mira l’alta borghesia vanesia e raffinata della fine degli anni ’70. Cosa c’è di meglio di un matrimonio con tutte le sue false cerimonie, le sue ridicole apparenze, i suoi vuoti riti per svelare l’ipocrisia imperante, la crisi delle istituzioni (chiesa, famiglia), la sostanziale deriva etica della società americana fine 900? Il tutto visto con sguardo ironico, sarcastico, quasi accondiscendente, un po’ meno “cattivo” e approfondito rispetto a Nashville.
Ci viene presentata tutta una carrellata di personaggi, ognuno con la sua caratteristica pubblica e il suo vizio privato. C’è poca confidenza, poco affetto sincero fra tutti.
Il divertimento sta tutto nello scoprire come ogni persona abbia una specie di doppio fondo, di vizio nascosto/palese. Le risate sono però tutto sommato piuttosto amare. Ne esce un quadro proprio desolante. Quello era anche l’anno in cui Altman girò Quintet, uno dei film più pessimisti mai girati.
Lo stile è ormai quello rodato dei vari sketch di situazioni diverse, unite dal montaggio alternato. C’è da dire che questa tecnica ha avuto un successo enorme ed è diventata lo standard delle soap opera. Questa tecnica dà allo spettatore il senso di supervisione, di dominio assoluto della realtà, di cui non sfugge niente nel suo svolgersi contemporaneo. Si adatta perciò alle persone “curiose” o pettegole, che vogliono sapere tutto di tutti, soprattutto i fatti privati o piccanti. Solo che nelle soap opera questa curiosità è fine a se stessa, mentre in Altman è un mezzo potente per svelare la crisi collettiva, per mettere tutti i personaggi sullo stesso piano (negativo), senza dare la preferenza a nessuno.
Questo film va visto assolutamente in lingua originale. Infatti molta parte del film si basa sul contrasto di carattere e costumi fra americani e italiani. Le pantomime (ben riuscite) di Gassman e Proietti vanno viste in mezzo ai dialoghi inglesi, altrimenti perdono tutto il loro significato. Altman non poteva trovare di meglio per rappresentare i vizi/virtù del romanazzo anni ’70. Da segnalare la splendida Lillian Gish, bravissima anche a 80 anni suonati. Non recita quasi niente, ma ha delle espressioni, dei sorrisi che rimangono impressi da quanto sono belli.
A proposito, se c’è una cosa che odio sono proprio i matrimoni e i pranzi/cene/rinfreschi che ne seguono. Non li ho mai potuti sopportare e appena posso mi defilo.