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LA CITTA' DI DIO regia di Katia Lund, Fernando Meirelles

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stratoZ     8½ / 10  11/01/2024 12:59:12Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Gran bel gangster movie ambientato nelle favelas di Rio De Janeiro, personalmente mi piace e pure tanto, lo trovo eccezionale sia nella narrazione che nello stile, la prima così frammentata, quasi in capitoli a cercare di creare un background dei personaggi senza un attimo di tregua, caratterizzandone tanti e riuscendo a farli imprimere molto bene nella mente dello spettatore, il secondo, lo stile, aiuta la fruizione dell'enorme mole di contenuti che ci viene sparata, si nota molto il postmodernismo che gli autori vogliono imporre nella pellicola, dall'uso virtuoso della camera, ai continui split screen, a diversi momenti videoclippari, che sfiorano e certe volte toccano la tamarraggine ma riescono ad essere efficaci e in parte anche a restituire il fascino del contesto, basti guardare la scena della morte di Bené, con quelle immagini ad intermittenza causate dalle luci da discoteca.

Parlando da un punto di vista un po' più obiettivo, "Cidade de Deus" prende molto spunto dai classiconi del gangster movie, sia in termini di scelte narrative, che nei significati, basti guardare l'ampio utilizzo della narrazione in flashback, un po' nostalgica che riporta all'infanzia i personaggi, quando tutto è iniziato - "Once upon a time in America", per citarne uno - , arrivando all'impossibilità di sfuggire dal mondo criminale che in un modo o nell'altro ti tirerà nel mezzo e ti risucchierà violentemente - "Carlito's Way", "Bronx" e chissà quanti altri non mi stanno venendo in mente - come si vede nella sottotrama dell'inizialmente pacifico Galinha, costretto da una forza maggiore, senza aver fatto nulla di male, a ritrovarsi protagonista delle guerre tra gang.
Ma c'è anche altro, come il personaggio di Zé Pequeno, mattatore del film, che racchiude in se tutta l'ossessione del gangster frustrato, tutta la sete e ubriachezza di potere, tutta la cinicità e voglia di espandersi senza fermarsi di fronte a nulla, anche lui personalmente mi ha ricordato un personaggio in particolare, il caro Tony Montana, con la differenza che almeno Tony aveva più successo con le donne, Zé ha la stessa megalomania ma con la frustrazione di essere poco attraente nei confronti dell'altro sesso, e penso questo sia un colpo molto basso per un personaggio così egocentrico.

Dopo la lunga lista di personaggi che ci viene presentata, lo sviluppo del film principalmente è incentrato su questa voglia di espansionismo di Zé, narrata dal punto di vista innocente di Buscapé, un ragazzo della favela che non è riuscito a sfondare nel crimine perché troppo buono - questo non implica che non l'abbia subito, anzi, Zé Pequeno gli ha pure ucciso il fratello - ed è diventato fotografo e principale testimonianza di questa guerra tra bande.
Durante lo scorrere del minutaggio va dato un grande merito agli autori di riuscire a mantenere la tensione costante e sempre ad alti livelli, con la continua sensazione che possa accadere qualcosa di grave da un momento all'altro, complice la natura dei personaggi e la vera e propria giungla che si viene a creare, ma principalmente l'ossessione di Zè, sempre alla ricerca di un pretesto per invadere il territorio di Cenoura, l'ultimo altro boss rimasto attivo dopo che Zé ha conquistato quasi tutta la città.
Nel mezzo ci sono parecchie scene dure e crude, basti guardare la prima regolazione dei conti di Zè con i randagi e l'omicidio di quel bambino in preda al pianto per la paura, da far rabbrividire, con il contesto che si fa sempre più disumano, col passare del minutaggio la vita sembra assumere sempre meno valore, arrivando a rendere le persone delle semplici pedine di un gioco delle quali è fin troppo facile disfarsi.
Un mondo in cui non c'è più bene e male, bensì c'è male - Zé Pequeno - e male minore - Bené, Cenoura, Galinha - di cui inevitabilmente lo spettatore finisce per fare il tifo, un inferno sulla terra diventato una macchina tritaumani in cui è impossibile non venire risucchiati, un contesto che invade l'innocenza dei bambini, tramortiti fin dalla culla dalle pressioni del posto, crescendo con gli ideali del gangster, continuando il circolo vizioso di violenza e criminalità.

Un bambino? Fumo, sniffo, ho ucciso e rubato, io sono un uomo!"

Le intersezioni narrative sono tante, e regalano diversi colpi di scena, ma in realtà è un film che si fa seguire molto facilmente nelle sue due ore piene di durata, la recitazione così genuina, ed in alcuni punti pure istrionica, degli attori presi dalla strada con la componente visiva così edulcorata, che alterna il rossiccio diurno con quel buio pesto notturno delle favelas così degradate, accompagnato da diversi pezzi di musica folkloristica del luogo, rendono il film un intenso viaggio all'interno del mondo della criminalità di Rio, con una massiccia dose di spettacolarità e alcune esagerazioni, che comunque non creano distacco ma rendono l'opera più cinematografica, il film in questione ritengo sia uno dei gangster movie più riusciti del nuovo millennio.