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IL FANTASMA DI CORLEONE regia di Marco Amenta

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Invia una mail all'autore del commento logical     7½ / 10  18/04/2006 00:49:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Capo della Squadra Mobile di Trapani Dottor Giuseppe Linares: "Il rapporto tra il cacciatore e il latitante è talmente stretto ed estenuante, fatto di appostamenti, di studio di tutte le tracce lasciate, delle connivenze, intessuto di osservazioni del territorio, dell'humus del latitante stesso che spesso si possono creare le condizioni perché si verifichino delle percezioni extrasensoriali, paranormali quasi, tanta è l'immedesimazione..." E forse questa capacità visionaria e mediatica è arrivata anche a Marco Amenta che riesce a uscire nei cinema con un anticipo di un paio di settimane sull'arresto vero e proprio del suo antieroe.
Un film da vedere al cinema perché la televisione di Stato è narcotizzata fino al soffocamento, da vedere oggi perché la cronaca è più forte della storia. È un film imbevuto di televisione, di giri in macchina e di telefonate; ha la forza di Francesco Rosi, di Elio Petri con, probabilmente, un decimo dei mezzi di Michael Moore senza essere sciatto, piagnucoloso, prevedibile o pedante.
Il fantasma di Corleone è, più che un uomo, il motivo per cui ha potuto essere libero. Nel film tutti lo dicono cercando di farsi capire senza dirlo, costruendo gli sguardi, le pause, scegliendo le parole, muovendo le mani, facendo cadere i discorsi. Chi combatte la Mafia è così vicino alla Mafia ma così vicino che è come starci dentro. "Eppoi ci sono i latitanti, che sono come i santini per la Mafia...." aggiunge Linares, grande come Enrico Mattei, o come Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, nostri santini dello Stato, purtroppo.