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IL GRANDE SILENZIO regia di Philip Gröning

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Invia una mail all'autore del commento logical     5 / 10  04/04/2006 02:11:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il film, inconsapevolmente, ha qualcosa di buono: fa pensare, per la prima volta nel mio caso, che chi guarda è in silenzio. Le sue tre ore di ostinato, liturgico, semantico, ortodosso silenzio sono anche le mie; la loro vita nell'ombra e accasciata nella tenebra è anche la mia, mentre li guardo; il loro stato di deprivazeione sensoriale, una vaga e voluta occlusione mentale è anche la mia, e non solo mentre li guardo, purtroppo.
Il film è ostinato e orgogliso del suo 'risultato' , ma io ho sperato che dal particolare all'universale si passase non attraverso i Benedicte Dominus o gli esercizi di tonsura elettrica ma con qualcosa di più elettrizzante dell'estetica delle Edizioni Paoline. La natura immobile e gioconda, fatta di pietre, boschi e animali giulivi è il contorno dell'isolato e spartano recesso dove i Nostri si consumano in silenzio rileggendo ad libitum le Scritture. Poteva essere meglio quest'occasione unica che, come dice il regista, gli è stata data sedici (16) anni dopo la sua richiesta. "Questo è il silenzio: lasciare che il Signore pronunci dentro di noi una parola uguale a lui". Dio, stasera, con me non ha parlato.
Invia una mail all'autore del commento maremare  04/04/2006 10:40:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Dio, stasera, con me non ha parlato"

Perchè dormivi.. :)
Invia una mail all'autore del commento logical  08/04/2006 01:23:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ma no, gaurda, pensavo a come sarebbe stato possibile fare qualcosa di meglio avendo quel materiale e quel soggetto. L'idea del silenzio, la morbosità della clausura, il rapporto non sempre limpidissimo tra i vari certosini... poteva essere uno spledido Querelle nei PIrenei piuttosto che questa visione da buco della serratura senza nessun progetto. Forse era troppo eccitato dall'essere stato ammesso, dopo sedici anni di anticamera. Uscendo prima ti sei perso i gioiosi fraticelli che, a coppie, nella neve e tra le rocce, si lasciano scivolare tra gli urletti come pinguini felici. Era la scena migliore. Amen, appunto
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  15/01/2007 02:15:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Comunque il referente di questo film secondo me è Dreyer, c'è anche qualcosa di Bresson... non so dovrei rivederlo con calma magari un giorno per ora penso che il miglior film sulla spiritualità resti quel capolavoro assoluto di Bresson, "il diario di un curato di campagna" che invito tutti a vedere e cercare